Quante volte abbiamo sentito questa frase “mi sentite”? Quante volte abbiamo avuto problemi di connessione o nostra madre è entrata improvvisamente “a lezione”? Quanti di noi hanno dovuto imparare ad utilizzare nuovi programmi?
Il virus ha sconvolto la nostra quotidianità, ma soprattutto ha obbligato intere generazioni, anche chi cercava di essere meno coinvolto, a familiarizzare ed entrare quasi in simbiosi con l’online.
Il futuro è sempre più digitalizzato e le moderne soft skills comprendono le sempre più necessarie digital competences, allora perché non trarre beneficio da questo momento?
Tutta l’Europa ha attivato delle strategie digitali durante il COVID – 19 e ha posto maggiore attenzione per le big tech (le aziende nel settore dell’informatica) per “plasmare il futuro digitale dell’ Europa” .
Dallo scorso febbraio la Commissione Europea aveva già presentato la strategia Shaping Europe’s Digital Future, con comunicazioni inerenti alla questione relativa ai big data e alle intelligenze artificiali; la pandemia ha velocizzato le misure previste rispetto alle tre macro-aree della Strategia: tecnologia al servizio delle persone, un’economia digitale equa e competitiva, una società aperta democratica e sostenibile.
5G, Cybersecurity, intelligenza artificiale e digital skills, i quattro pilastri della prima macro-area, stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nella vita del cittadino convincendo la commissione e gli Stati membri dell’Unione ad implementare le politiche europee nel settore digitale.
Soprattutto sono le digital skills, quelle di solito meno enfatizzata per la minore rilevanza geopolitica, le abilità che in questo periodo di pandemia sono state le più incrementate e anche quelle più necessarie.
Il lockdown ha forzato quell’ “educazione digitale” necessaria, per sopravvivere in un mondo che è potuto rimanere connesso solo grazie al digitale.
Smartworking, Webinar, Video-recruiting, Videochat, lezioni online e l’utilizzo di piattaforme come Zoom, Microsoft Teams, Google Meet, Classroom, Blackboard, Moodle e tante altre, sono nuove competenze che l’intera popolazione è stata costretta ad apprendere.
Le generazioni z, forse le più abituate al digitale, hanno scoperto un nuovo modo di utilizzare internet, non più in maniera ludica ma istituzionale e produttiva. I docenti, grazie alla didattica a distanza (DAD), hanno re-immaginato il concetto di formazione, re-ingegnerizzato i processi ma soprattutto inventato nuove tecniche per aumentare l’engagement e il coinvolgimento degli studenti. Finalmente alunni e professori hanno utilizzato e parlato lo stesso linguaggio e questo ha senz’altro favorito l’abbattimento della distanza generazionale.
Cosa possono apprendere gli universitari? Oltre ad aumentare alcune digital skills nell’ ideazione e produzione di contenuti mediatici, possiamo sicuramente sfruttare questo momento per prepararci e familiarizzare con i sempre più diffusi colloqui online. Si parla infatti di video-recruiting, una pratica che sta prendendo piede e che consiste nel richiedere ai candidati una video-intervista a supporto del proprio CV. A oggi questa soluzione di recruiting è utilizzata principalmente da imprese medio-grandi, che per tempistiche preferiscono organizzarsi in video-interviste. Dunque come prepararsi ad un colloquio online? Durante la pandemia abbiamo fatto pratica nelle video-chat e abbiamo scoperto che un colloquio virtuale ha i suoi benefici ma anche i suoi rischi.
All’interno di questo articolo è presente un video con i maggiori trucchi per sfruttare al meglio le potenzialità dei colloqui online.
Giulia Guastella