#IAMREMARKABLE: A LEZIONE DI SELF-PROMOTION INSIEME A GOOGLE

Qualche settimana fa, grazie all’azienda per cui lavoro, ho avuto l’opportunità di partecipare ad un’interessante iniziativa promossa da Google, dal titolo I am Remarkable (“Io sono straordinaria/o”).

Si tratta di un format il cui scopo è quello di promuovere, attraverso dei workshop gratuiti della durata di 90 minuti ciascuno, la parità di genere nelle aziende, al fine migliorare la percezione che le persone hanno di sé stesse e degli altri sul luogo di lavoro. È un concept che lavora sulle difficoltà che le categorie più fragili di lavoratori riscontrano nel proprio percorso, dapprima personale e scolastico e, in seguito, professionale.

Solitamente questi workshop si svolgono in presenza fisica, ma sono stati riadattati in versione webinar a seguito della diffusione dell’epidemia di Coronavirus.

La facilitatrice del workshop a cui ho assistito è Marily Mitroupoulou, App Growth Manager presso la sede irlandese di Google, che ha cominciato il suo discorso soffermandosi su uno specifico concetto: l’autopromozione non è sinonimo di vanità.

Marily ci ha spiegato che troppo spesso, all’interno delle aziende, le dipendenti tendono a non parlare dei propri successi lavorativi e a non fare “self-promotion” per paura di essere ritenute vanitose e piene di sé; in questo modo, però, non vengono notate e apprezzate quanto dovrebbero (e meriterebbero).

Siamo abituate a pensare che se siamo brave e se portiamo a termine adeguatamente i nostri progetti lavorativi qualcuno lo noterà, ma in realtà nelle aziende non è così, non basta “essere brave”, bisogna anche essere in grado di mettere in risalto i propri traguardi”.

Secondo Marily la self-promotion è una skill che va allenata e, soprattutto, si dovrebbe evitare di associarla – erroneamente – alla presunzione. L’autopromozione, infatti, non può essere considerata “presuntuosa” se l’argomento di cui stai parlando è misurabile, dimostrabile e relativo alla posizione lavorativa occupata.

Purtroppo, è ancora molto difficile riuscire ad evitare di associare questi due concetti: le donne che si autopromuovono vengono spesso considerate aggressive, presuntuose e non sono ben viste all’interno di un contesto lavorativo; contestualmente, la stessa caratteristica in un uomo è invece apprezzata e ritenuta simbolo di professionalità.

Al termine di questo workshop è stato chiesto alle partecipanti di eseguire un semplice esercizio, ovvero scrivere su un foglio di carta la frase “I am remarkable because…” ed inserire una motivazione per la quale ciascuna di noi si riteneva straordinaria; in seguito siamo state tutte invitate a leggere ad alta voce la frase.

Si è trattato dunque di un – apparentemente – semplice esercizio di self-promotion. Molte donne hanno affermato di aver provato un sentimento di discomfort nel dover scrivere e in seguito leggere quella frase, come se non si sentissero di meritarlo davvero.

Questo workshop è stato utile perché mi ha aiutato a comprendere quanto sia importante lavorare sull’autostima e sulla consapevolezza delle proprie competenze e dei propri meriti, e che ognuno di noi, indipendentemente dal sesso o dalla professione, è Remarkable a modo suo.

Matilde Bottazzoli