NON HO GAMBE PER ANDARE MA ALI PER VOLARE: IL TEMA DELLA DISABILITA’ SUI SOCIAL

“Anni passati a farmi credere che fossi un limite, anni in cui ho dovuto lottare per amarmi o odiarmi, anni in cui non sono stata compresa, anni in cui l’unica cosa che certa gente ha saputo dire per definirmi è stata “problema o limite” senza chiedersi neppure il perché”. Grande rabbia e incredibile sofferenza si rileva da questa testimonianza su Facebook da parte di una ragazza con disabilità. La questione del Cyber Bullismo è una problematica importante nella società nella quale viviamo e sta prendendo piede, venendo anche definita, talvolta, una “moda”. Di contro, almeno negli ultimi anni, ha iniziato a diffondersi un movimento controcorrente, un movimento che tratta il tema della disabilità come un punto di forza e non più come una debolezza, guidato dalla giovanissima atleta paraolimpica Beatrice (Bebe) Vio.

“La vita è una figata!”. Così si apre la pagina ufficiale della giovane atleta, motto estremamente emblematico dei valori incarnati da Bebe. Da piccola la ragazza ha subito l’amputazione degli arti come conseguenza di una meningite ma, ciò nonostante, non ha mai voluto abbandonare il sogno di partecipare alle Olimpiadi e infatti, nel 2010, è riuscita a disputare la sua prima gara ufficiale diventando presto un simbolo di forza e resilienza.

Nonostante la sua grande fama, la ragazza ha ricevuto numerose critiche e minacce sui social, sia da parte del movimento dei No Vax, sia di tipo sessuale, proprio a causa dei valori che Bebe, con estremo coraggio, rappresenta.

Le principali tipologie di contenuti che l’opinion leader ha affrontato sui social sono soprattutto legati all’importanza di praticare uno sport per vivere una vita lunga, in salute e anche divertente, oltre al valore motivazionale legato alla sua disabilità fisica: “essere speciali -dice- significa riuscire a far capire che il tuo punto debole diventa quello di cui vai più fiero”. La ragazza è diventata un punto di riferimento, un faro nell’oscurità per molte persone che, come lei, hanno affrontato la morte e ne sono uscite vittoriose.

In definitiva, i social sono strumenti di comunicazione e condivisione estremamente potenti ma, come per ogni aspetto della vita, sta’ ai singoli scegliere in che modo utilizzarlo: celare la propria identità dietro ad uno schermo al solo fine di umiliare gli altri sembra essere divenuto il sintomo di una società malsana, priva di valori, disfunzionale. Una società che mira all’apparenza dimenticando, molto spesso, quali siano gli aspetti fondamentali della vita finendo per annegare in un oceano di hashtag e like dal quale, difficilmente potrà riemergere.

Martina Allegri