CIRCE: OLTRE IL MITO

Abbiamo letto di lei per la prima volta nelle antologie, magari quelle delle scuole medie, ma non le abbiamo prestato particolare attenzione: era solo una sorta di antagonista, uno dei tanti ostacoli che impediva il ritorno a casa dell’eroe Odisseo. O forse no.

Circe è il secondo romanzo di Madeline Miller, scrittrice e docente statunitense che per anni si è dedicata allo studio dei classici della letteratura. Uno dei suoi focus è sempre stato quello di cercare di adattare le grandi storie dell’antichità in forma moderna, obiettivo presente già nella sua prima opera, La canzone di Achille, che ha riscosso moltissimo successo nei paesi anglofoni, ma purtroppo è ancora poco conosciuta nel nostro paese. Se nel suo primo romanzo ci trasportava nell’epico scontro tra Achei e Troiani narrato da Omero, in Circe veniamo coinvolti nella vita e nelle avventure della leggendaria maga di Eea.

Circe è la figlia di Elios, dio del Sole, eppure tutto ciò che la riguarda è fosco: i suoi capelli, la sua voce, ogni suo dettaglio è definito insignificante dalla sua dorata (ma solo per quanto riguarda l’aspetto) famiglia, quando invece rappresenta semplicemente tutto ciò che è lontano dalla bellezza degli dèi e la avvicina all’umanità. Ed è proprio il fascino dell’umanità che la attira: l’imperfezione, le passioni e il valore che gli uomini danno al singolo giorno, così diverso dall’algida indifferenza che pervade gli immortali.

Ma proprio quando iniziano a manifestarsi i suoi poteri magici – quell’elemento che potrebbe avvicinarla a coloro che l’hanno sempre disprezzata ed allontanata – viene esiliata. Se pensate che questo comporti una vita noiosa e dedita all’autocommiserazione vi assicuro che non è così, anzi. Attraverso gli occhi di Circe ci addentriamo nelle storie di eroi e dèi, maghi e mostri: le invenzioni di Dedalo, le tragedie legate a Medea, e naturalmente i viaggi dell’astuto Odisseo.

Se l’Odissea ci aveva descritto un’ambigua incantatrice in grado di trasformare gli uomini in bestie, Madeline Miller ci restituisce un personaggio poliedrico: Circe è una figlia, una madre, una maga, ma soprattutto una donna. La sua empatia, e in particolar modo la sua compassione, la portano lontano dall’universo patinato delle capricciose divinità pagane e la conducono nel mondo dei mortali, che vivono appassionatamente proprio perché consapevoli della loro fragilità.  Non sempre gli uomini riescono ad essere all’altezza delle aspettative, ma, nonostante le traversie, la protagonista non si lascia consumare dall’odio e dal cinismo, e continua a conservare una profonda fiducia nell’umanità in tutte le sue sfaccettature.

Oltre alla complessa psicologia dei personaggi, il romanzo narra antichi miti e leggende accuratamente ricostruiti che lasciano trasparire le meticolose ricerche dell’autrice. Inoltre, i racconti brillano per l’assenza della patina eroica e poetica; al contrario, emergono quell’asprezza e quel disincanto che li rendono straordinariamente moderni.

Circe è un viaggio sotto molteplici punti di vista: ci trasporta nella gloria e nella presunta invincibilità del passato, ci permette di esplorare terre lontane popolate da uomini e dèi ma, più di ogni cosa, è un percorso che ha come traguardo la comprensione del proprio posto nel mondo. Magari si pensava che la storia della maga più famosa della mitologia fosse già stata scritta, ma il finale era ancora aperto, e forse lo è ancora.

Sofia Leoni