Giovedì 19 marzo, rigorosamente via Skype, ho avuto il piacere di parlare con Boston Scientific, una delle aziende partner della II edizione di Take Flight Program, la challenge in ambito comunicazione/media e marketing sviluppata e lanciata da CIMO in collaborazione con il servizio Stage&Placement dell’Università Cattolica. In particolare, ho “incontrato” Federica Bertuzzi, HR Generalist, Giulia Quaglia, EMEA Social Communication Intern e Anna Bonisoli Alquati, EMEA Internal & Change Communications Manager.
Boston Scientific Corporation (BSC) è un’organizzazione internazionale che si occupa dello sviluppo, della produzione e della vendita di dispositivi biomedicali; in particolare è dedita alla costante ricerca di soluzioni mediche innovative che possano migliorare la salute dei pazienti in tutto il mondo.
Innanzitutto, quali sono stati i motivi che vi hanno spinto a partecipare alla challenge Take Flight Program?
FB. Ti spiego brevemente come è nata questa volontà di avvicinarsi all’università e perché abbiamo scelto la Cattolica e il corso CIMO. Innanzitutto, BSC è sempre alla ricerca di progetti coinvolgenti e stimolanti per giovani talenti, che desiderino entrare in contatto col mondo del lavoro: da un lato, quindi, abbiamo scelto il Take Flight Program perché permette agli studenti di cimentarsi in qualcosa che non sia il semplice “lavoro di gruppo” universitario, ma che possa invece fornirgli un contatto reale con azienda e professionisti del settore; dall’altro possiamo sondare il terreno alla ricerca di nuovi talenti.
Nel 2019 BSC ha deciso di collaborare in modo più duraturo e continuativo con il mondo accademico: inizialmente abbiamo valutato quali erano le offerte di partnership dei vari atenei su Milano, dove si trova la nostra sede italiana. Abbiamo fortemente voluto ricercare nel nostro partner valori condivisi, e abbiamo sentito l’Università Cattolica molto vicina a noi, soprattutto per un aspetto di cura e tutela dell’ambiente di lavoro. Da un lato quindi c’è questa condivisione di valori, dall’altro il fatto che abbiate dei corsi di studio sicuramente innovativi e di grandissimo prestigio, i cui studenti sono rinomati per il loro talento. Tutti questi elementi ci hanno portato a scegliere voi come partner.
Ci avete illustrato i motivi per cui avete scelto il mondo accademico e in particolare l’Università Cattolica, ora vi chiedo: come mai invece non avete pensato a una vostra challenge interna più o meno simile al Take Flight Program?
AB. Federica ha detto molto bene una cosa, cioè l’importanza delle partnership: nel caso del Take Flight Program si tratta di una partnership win-win dove ciascuno possa mettere a frutto le proprie competenze. Noi mettiamo a disposizione un ambiente interessante, un team giovane, con tanto entusiasmo e in forte crescita; da parte vostra sono certa ci siano invece la passione e le conoscenze apprese dai ragazzi, che si sommano al successo della challenge dimostrato negli anni scorsi.
Aggiungo, a latere, che la nostra è un’azienda di primissimo piano che vanta profili tecnici, come per esempio i nostri ingegneri biomedicali, assolutamente fra i migliori al mondo; siamo però anche una delle organizzazioni più innovative del settore, dove la comunicazione ha sempre maggiore importanza.
Brief alla mano: si parla di Brand Ambassador, potete spiegarci meglio la vostra idea generale e le motivazioni che vi hanno spinto a lanciare una sfida simile?
GQ. Il motivo principale per cui abbiamo strutturato il brief in questo modo è per far vedere e far vivere agli studenti quello che noi facciamo nel quotidiano.
Il nostro brief si compone di una serie di punti, quali il piano editoriale di engagement, l’individuazione delle audience riguardante questo piano di Brand Ambassador, la ricerca di una serie di trend che possano essere utili per lavorare su questo progetto, oltre naturalmente ai KPI che vanno misurati per determinarne il successo. Questi punti sono gli stessi che affrontiamo in azienda nel nostro lavoro, pertanto con un brief del genere gli studenti hanno la possibilità di lavorare su qualcosa come se fossero già in azienda, con una prospettiva diversa dalla nostra, quella appunto di ragazzi freschi di studio, che per noi è una prospettiva sempre molto interessante da ascoltare.
Si tratta quindi di uno scambio reciproco tra studenti e azienda.
GQ. Esattamente.
AB. Aggiungo una cosa: noi non amiamo moltissimo parlare di noi stessi, ci piace parlare attraverso i fatti concreti, e dal fatto che i nostri dipendenti parlino volentieri dell’azienda nasce il Brand Ambassador Program, che è appunto su base volontaria e che amplifica sì contenuti aziendali, ma anche le storie di quelle persone che vivono i nostri valori quotidianamente. Questo penso sia molto importante per gli studenti perché rende bene l’idea della tipologia di azienda in cui possono entrare, e dà loro anche l’occasione di imparare a scegliere in quale azienda lavorare.
Una riflessione interessante e profonda per gli studenti che da qui a breve si affacceranno al mondo del lavoro. Parlando sempre di questi ragazzi, mi ricollego a quanto detto prima: sicuramente possono darvi delle idee e dei consigli da una prospettiva diversa, ma oltre a questo avete anche altre aspettative?
GQ. Sicuramente ci aspettiamo creatività e idee, che siamo sicure non mancheranno. Sappiamo che dall’Università Cattolica possiamo aspettarci solo talenti, ma soprattutto desideriamo che gli studenti comprendano la nostra realtà aziendale, capiscano chi è Boston Scientific, cosa fa, quali sono i suoi obiettivi, chi sono i membri dell’organizzazione e cosa fanno nel quotidiano.
A questo punto vorrei ribaltare per un attimo il punto di vista e chiedervi cosa possono aspettarsi gli studenti da voi in un futuro inserimento in azienda post vittoria.
GQ. Prima di tutto possono avere un’opportunità davvero unica, e non lo dico perché ne faccio parte, ma perché, pur essendo entrata in questa realtà da poco, l’opportunità che mi ha offerto Boston è stata veramente importante: mi auguro che sia lo stesso per chi vincerà, perché si andrà a inserire in un team internazionale, cosa che gli permetterà di conoscere e collaborare con grandi professionisti che sono completamente differenti tra loro a livello formativo, professionale e personale.
Inoltre, un valore aggiunto di Boston che sento di poter sottolineare è l’arricchimento del proprio bagaglio personale che l’organizzazione può dare a chiunque ne faccia parte: la sensazione alla fine della giornata è quella di essere parte di una realtà il cui fine ultimo è quello di migliorare la vita delle persone, sensazione veramente positiva che personalmente provo tutti i giorni e che fa stare bene col proprio lavoro e con sé stessi.
AB. Aggiungo che lo studente dovrà aspettarsi di poter contribuire: Boston Scientific è un’azienda che valorizza il talento e la diversità e dove vengono ascoltate tutte le idee dei membri del team, anche di quelli più giovani. È un ambiente dove il contributo personale è valorizzato e soprattutto ricercato e per questo abbiamo strutturato il brief in modo ampio e aperto. Vorremmo accogliere con noi proprio qualcuno che abbia voglia di contribuire e di fare la differenza. Ci teniamo che ognuno possa dire la propria perché ogni contributo ha il suo valore ed è il nostro modo di lavorare.
GQ. Quanto detto mi trova totalmente d’accordo: durante la mia esperienza di internship posso dire che le mie idee non sono mai state considerate inferiori alle altre per via del mio ruolo.
AB. Inoltre, il nostro è un tipo di progetto in cui si lavora molto a contatto anche con le Risorse Umane, che può essere una prospettiva di lavoro particolarmente interessante.
Sicuramente una prospettiva interessante, immagino ci sia soprattutto la possibilità di imparare qualcosa di nuovo da chi ha molti più contatti con le persone, in particolare dal punto di vista dell’approccio a chi si ha davanti.
GQ. Indubbiamente. Ti arricchisce molto a livello personale, oltre che professionalmente. Si impara sempre qualcosa di nuovo che ti porti a casa e che va a definire e arricchire la tua persona.
Ci sono davvero tanti spunti di riflessione per i nostri studenti. Per concludere vi chiedo un consiglio o una frase motivazionale che vi sentite di dare agli studenti che parteciperanno al Take Flight Program.
FB. Condivido con voi il mio mantra, “l’impegno batte il talento, se il talento non si impegna”, perché penso che la cosa più importante sia lavorare tanto e sodo per poter raggiungere i propri obiettivi.
GQ. Personalmente mi sento di dire a tutti i ragazzi di non farsi scappare l’occasione, perché ci sono treni che passano solo una volta, e se non ci si impegna al massimo si rischia di perderli. Sfruttate l’occasione dando il massimo e non avrete rimpianti.
AB. In conclusione, dico agli studenti di essere preparati, di immaginare di essere già parte di Boston Scientific e di avere il coraggio di proporre qualcosa di nuovo e originale. Un esercizio di empatia, che allena a comprendere le esigenze dell’interlocutore. È un aspetto che reputo fondamentale.