Raffaello 2020: il genio artistico e i suoi device per una rieducazione all’ingegno della modernità

Come si racconta un genio del Rinascimento nell’età contemporanea, strettamente – e spesso incautamente – ancorata al mondo digitale? Una risposta possibile è quella data da Crossmedia Group con Raffaello 2020, la mostra multimediale inaugurata il 3 ottobre scorso al Museo della Permanente di Milano, dove resterà aperta in prima mondiale fino al 2 febbraio 2020.

Raffaello Sanzio, l’artista di Urbino che presto sposò le tendenze rinascimentali dei suoi pari fiorentini, è forse il meno approfondito dalla cultura di massa che ha fatto di Leonardo e Michelangelo, e forse anche Brunelleschi, i rappresentanti quasi esclusivi della corrente artistica. Eppure, a ben vedere, nessuno di loro come Raffaello, seppe mai dedicarsi altrettanto (quasi) esclusivamente alla pittura che, nelle cattedrali quanto nelle dimore dei grandi signori del Quattrocento, aveva sicuramente un ruolo preponderante: è a questa, infatti, che l’Umanesimo assegnava la più immediata trasmissione dei suoi valori spirituali e filosofici.

La storia dell’artista urbinate e la maturazione del suo ingegno viene da Raffaello 2020 affidata a quattro sale e momenti strategici lungo una narrazione che si immerge via via sempre più in profondità, fino a farci “toccare con gli occhi” l’intuizione artistica pura, permettendoci di vivere da vicino la liberazione dell’opera d’arte quasi come se vestissimo davvero i panni dell’artista.

L’androne ci accoglie con una cartellonistica preliminare, dettagliata ed efficace, che ci introduce in maniera prima rassicurante alle quattro tappe storiche, coordinate fondamentali per le narrazioni successive: Urbino, Perugia, Firenze e Roma sono i luoghi chiave della maturazione artistica di Raffaello. 

Segue poi la prima sala digitale, in cui prendono vita i vivaci dialoghi con l’uso degli ologrammi – attori che hanno prestato volti e voce alla messa in scena – in totale contrapposizione alla tappa successiva, senza dubbio la più suggestiva: la sala immersiva. Qui le opere vengono proiettate ed espanse lungo ogni parete, al soffitto e ai piedi dei visitatori che possono letteralmente attraversarle passeggiando per la sala o godendone il riflesso seduti su panche e avvolti da una colonna sonora che li aiuta a perdersi ed integrarsi nel flusso intuitivo dell’autore.

A seguito poi di questo estraniante racconto – perché a momenti dimentichiamo davvero ciò che abbiamo lasciato fuori – abbiamo modo di passare, come l’artista, dall’aspetto intuitivo a quello tecnico, quando con l’utilizzo di alcuni iPad possiamo visualizzare le intuizioni e i ripensamenti di Raffaello sulla cartellonistica preparatoria della Scuola di Atene, mentre in un angolo possiamo anche immaginare le fattezze della sua bottega con una semplice ricostruzione dal vero. Questo viaggio multimediale culmina poi nell’esperienza totalizzante, quasi tattile, offertaci dai visori VR che ci proiettano all’interno di quella grandiosa opera sequenziale che è La liberazione di San Pietro, l’affresco nella Stanza di Eliodoro degli edifici del Vaticano.

L’ispirazione artistica e l’innovazione tecnologica – è questo che ci viene fondamentalmente trasmesso da Crossmedia Group e Raffaello 2020 (curata da Vincenzo Farinella, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Pisa) – non sono così lontane quando entrambe si traducono in quel concetto unico, seppur non univoco, che è l’esperienza. Perché la mostra è un viaggio esperienziale che integra intelligenza artistica e arguzia tecnologicaper proiettarci non nella galleria dei migliori lavori di Raffaello, quanto più nella sfera della sua non binaria percezione utilizzando tutti (o quasi) gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione e che sono già integrati tra i device della nostra quotidianità. Dalla cartellonistica tradizionale ai visori 3D, anzi, Raffaello 2020 si prefigura in qualche modo come una sorta di vera e propria rieducazione all’ingegno della modernità di cui l’artista del Rinascimento è, senza alcun dubbio, un precursore.

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Simona Riccio