CHERNOBYL: LA SERIE SUL DISASTRO CHE RIMBOMBA ANCORA

Negli ultimi giorni una sola serie tv sembra aver ridestato la critica e il pubblico mondiale, al punto da attirare l’attenzione anche di una studentessa distratta dalla sessione imminente come me. Sto parlando di Chernobyl: la mini serie prodotta dal colosso americano HBO lanciata in Italia lo scorso 10 giugno 2019 su Sky Atlantic, che si conferma partner perfetta del canale statunitense. 

Cinque puntate che si concentrano in maniera straziante su uno dei disastri più tristemente noti del secolo scorso: l’esplosione della centrale nucleare di Cernobyl, nell’allora Ucraina Sovietica, il 26 aprile 1986

Chernobyl segue la sceneggiatura di Craig Mazin e la regia di Johan Renck ed è diventata un caso di cronaca in tutto il mondo, riuscendo a riportare a galla con sapiente lucidità le ombre e i segreti di quanto accaduto la notte di quell’aprile del 1986. La trama si intreccia intorno alle ricerche e alle azioni di coloro che sono stati chiamati a indagare su quello che si fece fatica a riconoscere come uno dei più grandi errori dell’Unione Sovietica, considerata dai più ineffabile.

Il racconto, ma sarebbe più opportuno parlare di ricostruzione, si concentra in particolare sulla figura di Valery Legasov – interpretato da un superbo Jared Harris – un noto fisico nucleare sovietico ingaggiato per riuscire a capire le cause dell’incidente: Legasov, a mente fredda, sarà il primo a rendersi amaramente conto che la portata del disastro non è così riduttiva come i portavoce dell’URSS affermano. È la sua voce, attraverso il suono di un registratore, a scalfire la corazza di bugie che il regime sovietico ha voluto imporre alla nazione e a rivelare l’errore umano che ha portato alla catastrofe.

Compagna di Legasov nella ricerca della verità sotto le macerie è la scienziata Ulana Khomyuk– uno dei pochissimi personaggi fittizi della serie e interpretato da Emily Watson – che affianca il fisico sovietico con la consapevolezza che ci sia molto che non vuole essere rivelato e che molto si stia facendo per riuscire a minimizzare. Da menzionare anche la riuscitissima interpretazione di Stellan Skarsgard che conferma le sue abilità mimetiche prestando il volto al funzionario del Cremlino Boris Shcherbina, perfetta incarnazione del credo sovietico. 

Ma i cinque episodi di Chernobyl non si limitano a una quasi ineccepibile ricostruzione di quanto accaduto, con un’amara denuncia al tentativo dell’URSS di non lasciar trapelare l’irresponsabilità alla base della catastrofe. La narrazione diventa la sottile storia di un’intera città, o meglio di un intero regime: l’esplosione della centrale diventa la base dell’implosione di un sistema governativo che cerca di tenere al giogo un paese in cerca di risposte.

Gli sceneggiatori hanno voluto concentrarsi non solo sulla ricostruzione dei fatti già noti, ma soprattutto su quella di coloro che hanno accusato sulla loro pelle il disastro nucleare. Si racconta dei soccorsi, dei morti e soprattutto delle luttuose conseguenze: con occhio medico la macchina da presa si sofferma sui corpi di coloro che sono rimasti per sempre a Cernobyl, consegnando allo spettatore una verità ancora sotto la polvere. 

Federica Cirone