Giorno e notte, i professionisti del digital marketing sviluppano nuove terminologie per descrivere i rapidi cambiamenti osservati nel mercato. Posizioni quali Key Opinion Leaders – KOLs – e Influencer sono sempre più integrate all’interno delle strategie di branding delle più svariate aziende. Tuttavia, spesso questi due ruoli vengono scambiati per sinonimi.
Del resto, è comprensibile, dal momento che per entrambi l’obiettivo finale rimane quello di influenzare le opinioni e gli atteggiamenti del cliente.
Ovviamente, la chiave del successo delle strategie di comunicazione sta nell’identificare la personalità con la giusta immagine per la propria value proposition. Come sottolinea il creatore di Facebook “Non c’è niente di più convincente di una raccomandazione da un amico fidato”.
Quali sono le differenze tra Key Opinion Leaders e influencers?
Gli influencers vantano un forte potere di convinzione sui loro follower, tuttavia non appartengono strettamente ad un particolare gruppo d’interesse, demografico o sociale. I brand che sponsorizzano o collaborano indirettamente con questa categoria hanno obiettivi di esposizione generale, e mirano a raggiungere una elevata domanda potenziale.
In parte differente è il processo di comunicazione attivato dai KOLs. I loro interessi specifici, la loro personalità e la loro focalizzazione tematica li rendono esperti del settore agli occhi dei loro follower, i quali di norma condividono con essi passioni e interessi comuni. Questa percezione di professionalità e conoscenza del prodotto, aumenta la credibilità della fonte e di conseguenza l’impatto psicologico (non di esposizione) delle campagne di comunicazione – specialmente per prodotti di nicchia e di utilizzo complesso.
I brand devono ora più che mai focalizzarsi sulla costruzione di una relazione di fiducia con i clienti, parallela alla gamma delle loro offerte. Per questa ragione gli influencer e i KOLs non vanno intesi come dei semplici strumenti di marketing. Una corretta cooperazione tra i brand e questi ruoli esterni è in grado di generare uno storytelling esperienziale a 360°, aumentando i touchpoint con il target di riferimento. Non è un caso che dagli obiettivi di awareness e conversion, fino a quelli di acquisto, fedeltà e customer advocacy, l’integrazione strategica di queste figure stia diventando parte integrante dei piani di branding a lungo termine.