Durante il Fuorisalone 2019 si sono tenute a Milano, nella Fondazione Riccardo Catella, le Icon Design Talks, delle conferenze basate sul tema dell’ospitalità e che esplorano i temi della condivisione, della socialità, dell’accoglienza, della progettazione e dell’integrazione all’interno di una grande città.
Nella tavola rotonda “Milano Smart” si è parlato di servizi e di edifici mantenendo uno sguardo verso il futuro; tuttavia, per non rischiare di rendere meccanico il processo d’innovazione della città, bisogna avere come centro focale gli smart citizen, considerando i loro bisogni e cercando di realizzare infrastrutture adatte alle richieste delle nuove tecnologie, in modo che tutti possano avere le stesse possibilità. L’innovazione digitale, quindi, deve portare con sé un’inclusione sociale e comprendere anche i luoghi che non si uniformano al resto della città; infatti, quello delle periferie è un tema che a Milano ha grande rilevanza: si può osservare come alcuni quartieri, ad esempio Giambellino e Lorenteggio, facciano fatica a raggiungere gli standard di Porta Nuova.
Per saldare il divario tra diverse zone l’amministrazione sta potenziando la sharing mobility, in modo da connettere il centro città con le zone più esterne, sta lavorando sull’intermobilità e sulla coesistenza tra trasporti pubblici e privati; è in questo momento che si inserisce nel confronto Michele Crisci, presidente di Volvo Cars, annunciando che l’azienda sta cercando di lavorare sulla guida autonoma, anche se Milano non possiede ancora le infrastrutture adatte per sostenere questa innovazione. Renato Galliano, della Direzione Economia Urbana e Lavoro del Comune di Milano, spiega che, per mettere in atto l’innovazione, l’amministrazione mette a disposizione alcune aree periferiche dove vengono creati i progetti sperimentali, rendendole a loro volta dei distretti smart.
I nuovi quartieri innovativi acquistano del valore ma, secondo Carlo Masseroli di Milanosesto, ciò che crea la differenza e fa apprezzare un’area riqualificata è il riconoscimento delle nuove opportunità della zona. In questo consiste l’open innovation, nel creare una tecnologia che abilita le richieste esperienziali di ogni cittadino; questo accade, solitamente, nei luoghi gestiti da un’intersezione di pubblico e privato, nel quale le due parti si aiutano anziché scontrarsi.
E poiché le nuove tecnologie sono sempre più costose, Marco Landoni, direttore marketing di Edison Energia, partner principale dell’evento, indirizza lo scopo della sua azienda alla ricerca dei bisogni e alla consapevolezza delle scelte, che devono essere legate alle necessità individuali. L’avvocato di BIP Guido Inzaghi, rinforzando l’idea di Edison, assicura che la chiave dell’innovazione è il finanziamento privato, che sostiene la burocrazia e la tempistica dell’ambito pubblico per migliorare delle situazioni concrete problematiche: la tecnologia può aiutare, ma non risolve le situazioni. Servono soluzioni smart, intese come collaborazione tra le parti e intuizione.
In conclusione l’intervento di Matteo Ravà di COIMA evidenzia come i grandi progressi di Milano, grazie a queste aziende che combinano innovazioni digitali e bisogni dei cittadini, hanno aperto la strada alle discussioni sui temi della mobilità, della cyber security, della privacy e dei dati, facendo riflettere sul lato più sensibile dell’innovazione: essere una Smart City porta solo benefici o introduce nuove problematiche?
Nicole Cilia