“Tulip Fever”: la mania dei tulipani è tornata.

Justin Chadwick torna alla regia con Tulip Fever, il suo secondo film in costume dopo L’altra donna del re. Questa volta si tratta di un adattamento cinematografico dal romanzo omonimo di Deborah Moggach del 1999. Il film storico-romantico tratta una vicenda amorosa nel contesto della cosiddetta “bolla dei tulipani” avvenuta nel 17esimo secolo in Olanda. 

Il fiore esotico, originario dell’Impero Ottomano, arrivò nei Paesi Bassi su navi da commercio all’inizio del 1600 e presto cominciò ad essere scambiato per quantità di oro esagerate. Ogni varietà di bulbo si comportava come le azioni in Borsa di oggi e poteva controllare radicalmente il mercato dell’intera nazione. Un singolo fiore poteva valere anche più di una casa. 

La mania del tulipani durò fino al 1637 quando il mercato divenne saturo, la bolla speculativa scoppiò e venne dichiarato illegale il commercio dei bulbi. Questo portò intere famiglie in rovina così come l’Olanda stessa, causando la prima grande crisi economica della storia. 

Con i tulipani come cornice, la trama del film tratta la storia d’amore impossibile tra una ragazza orfana, costretta a sposare un ricco vedovo, e il giovane e spensierato pittore incaricato di eseguire il loro ritratto di famiglia. 

I due innamorati (Alicia Vikander e Dane DeHaan) hanno il proprio destino già scritto, ma non mancano i colpi di scena. Per quanto la storia non sia particolarmente avvincente, un po’ troppo da romanzo rosa, possiamo apprezzare diversi caratteri del film. Innanzitutto la recitazione dei due protagonisti e di Christoph Waltz, nei panni del ricco vedovo, che come sempre non manca di stupire il pubblico con le sue espressioni facciali uniche. Nel cast figurano come personaggi secondari anche Judi Dench, Jack O’Connell, Zach Galifianakis, Matthew Morrison e Cara Delevingne. 

Consigliamo il film per assistere ad una trama non unica nel suo genere, ma pur sempre capace di tenere il pubblico in tensione per tutta la durata dell’opera. Da apprezzare sicuramente la cura dei dettagli per quanto riguarda i costumi e le ambientazioni di una Amsterdam scura, sudicia ed iper affollata di commercianti che arrivavano dai numerosi canali, che ancora oggi sono il tratto caratteristico della città.  

Beatrice Corona