CANNES 2018: un passo indietro o un’inversione di tendenza?

8 Maggio 2018, si apre la Settantunesima edizione del Festival del Cinema di Cannes. Presidente di giuria è l’attrice americana Cate Blanchett, mentre il poster ufficiale del festival quest’anno omaggia il film “Pierrot le Fou” di Jean-Luc Godard, con gli splendidi Jean-Paul Belmondo e Anna Karina che si scambiano un bacio appassionato.

Il film che apre le danze è “Todos lo saben”, coproduzione spagnola, francese e italiana, per la regia di Asghar Farhadi, con protagonisti Penelope Cruz, Javier Bardem e Ricardo Darìn. L’Italia quest’anno è presente in concorso con ben due film: il primo è “Dogman” di Matteo Garrone, un film che dal trailer  sembra segnare un ritorno per il regista allo stile crudo e quasi documentario di “Gomorra”, dopo la parentesi più sfarzosa con il suo precedente film “Il racconto dei racconti”. Il secondo è “Lazzaro Felice” di Alice Rohrwacher, una storia di amicizia tra due ragazzi dal carattere opposto.

Nella sezione “Un Certain Regard”, a portare alto il nome del cinema italiano è invece Valeria Golino con “Euforia”, sua seconda opera da regista. Il film parla della riconciliazione tra due fratelli, interpretati da Riccardo Scamarcio e Valerio Mastrandrea.

Il grande escluso di quest’anno è Netflix: a causa delle polemiche nate lo scorso anno con la partecipazione al concorso dei film “Okja” e “The Meyerowitz Stories” che, dopo il festival, sono stati distribuiti esclusivamente attraverso la piattaforma di Video On Demand, quest’anno il direttore artistico di Cannes, Thierry Frémaux, ha vietato la selezione di pellicole prive di una distribuzione theatrical. Nell’attuale scenario in cui le serie televisive cercano sempre più di avvicinarsi alla qualità cinematografica, e in cui alcune produzioni cinematografiche passano direttamente al piccolo schermo, molti sostengono che l’unico fattore che possa distinguere il cinema dalla televisione sia la distribuzione in sala. Il Festival di Cannes si è prepotentemente schierato con questa scuola di pensiero, attraverso la nuova norma che esclude colossi come Netflix, Amazon ed Apple dalla selezione per cercare di tutelare il Cinema non solo come “fabbrica di film” ma anche come luogo di fruizione.

Altra novità di quest’anno è l’abolizione dei selfie sul red carpet. Il motivo, come espresso da Frémaux è il seguente: “la banalità e il rallentamento del flusso provocato dal disordine dei selfie rovinano la qualità della sfilata, e quindi di tutto il Festival”. Ad alcuni potrebbe sembrare una decisione assurda o forse anacronistica, ma non si può negare che la “selfie-mania” stia raggiungendo livelli eccessivi, soprattutto se praticata in un contesto in cui schiere di fotografi professionisti sono pronti a svolgere il proprio lavoro.

Insomma, abolendo quelle che sono le maggiori tendenze del momento sembra che il Festival di Cannes non ammetta le trasformazioni che stanno avvenendo nel mondo del cinema e dello spettacolo, e resti invece ancorato a un passato che forse non è possibile tutelare per sempre. Tuttavia, essendo uno degli eventi cinematografici più importanti al mondo, le sue scelte non passano inosservate e la sua influenza potrebbe rivelarsi abbastanza forte da scatenare un’inversione di tendenza per le produzioni cinematografiche future.

Le incertezze sono molte ma nel frattempo non ci resta altro che goderci questo festival tifando per il nostro cinema italiano che sembra avere tutte le carte in regole per fare un’ottima figura.

Flavia Cimatti