SHARENTING: QUANDO SONO I GENITORI A ESPORRE I FIGLI ONLINE

Hai mai sentito parlare di Sharenting? Il termine nasce dall’unione di “sharing” (lett. condivisione) e “parenting” (lett. genitorialità) e si riferisce all’abitudine dei genitori di postare online foto, video e informazioni riguardanti i propri figli.
Un gesto che sembra innocente, magari dettato dalla gioia di mostrare momenti teneri o divertenti, ma che porta con sé alcuni rischi importanti, sia per la privacy che per la sicurezza dei minori.

Sharenting: solo un gesto affettuoso?
Il fenomeno è più diffuso di quanto si pensi. Secondo uno studio citato dalla pediatra Paula Otero, il 92% dei bambini sotto i due anni ha già una presenza online. Un terzo è sui social prima ancora di compiere un anno.
Molti genitori non si pongono il problema: “Tanto lo faccio per amore!” – ma il punto non è l’intenzione, bensì l’effetto che va a generarsi. Una volta pubblicati, quei contenuti entrano in un archivio digitale che non dimentica. Foto e video diventano accessibili, duplicabili, e talvolta, purtroppo, utilizzabili in modi imprevisti.

Dalla privacy al cyberbullismo: i rischi concreti
Pubblicare dati sensibili come la condivisione di orari, abitudini o luoghi frequentati espone i minori a rischi concreti come l’adescamento o il furto di identità. In altri casi, i contenuti potrebbero essere usati contro di loro: può accadere che, crescendo, i figli non siano affatto contenti dell’immagine pubblica costruita su di loro. Alcuni adolescenti vivono con imbarazzo quelle foto “carine” postate anni prima, mentre altri possono diventarne bersaglio nei casi di cyberbullismo.

Infine, non c’è da dimenticare che parliamo anche di questioni legali. Nel 2017 la Corte di Cassazione ha imposto a una madre di rimuovere tutte le foto del figlio dai social e risarcirlo con 20.000 euro.
La gestione dell’immagine del minore è un diritto tutelato dalla legge.

“Ma quindi non devo più postare nulla?”
No, la soluzione non è sparire dai social. Il punto è essere consapevoli.
Ad oggi esistono almeno tre categorie di genitori digitali: I protettivi, che evitano di pubblicare; gli orgogliosi, che postano ogni momento e infine gli irritabili, che detestano i social. Nessuna categoria è giusta o sbagliata. L’importante è interrogarsi, capire e scegliere con responsabilità.

5 consigli pratici per condividere senza rischi

  • Controlla le impostazioni di privacy su ogni social: chi vede cosa?
  • Evita contenuti “intimi” o in cui i bambini sono nudi.
  • Non condividere dettagli quotidiani come abitudini o indirizzi.
  • Chiediti sempre: mio figlio, da grande, sarà felice di questa foto online?
  • Attiva Google Alert con il nome di tuo figlio per monitorare eventuali contenuti in rete.

Quindi sharenting: sì o no?
Come spesso accade, la risposta non è bianca o nera. Dipende da come, quanto e perché si condivide. Il mondo digitale fa parte delle nostre vite e può essere un’opportunità per restare in contatto con familiari e amici, ma non possiamo dimenticare che anche il virtuale è reale.
Con un po’ di consapevolezza, possiamo continuare a raccontare ciò che ci emoziona, proteggendo però chi amiamo di più.

Rosa Giuffrè