La società della distrazione, iperconnessi ma sempre più “Sconnessi”

Dopo la profezia di Sven Birkerts del 1994 sull’ avvento di un’era della distrazione, le ricerche successive hanno dimostrato che la soglia dell’attenzione oggi si aggira sui 40 secondi. Secondo alcuni è addirittura più bassa: 8 secondi. 

Negli ultimi anni si è discusso ampiamente delle conseguenze che le nuove tecnologie e il digitale hanno causato e stanno continuamente causando alle nostre facoltà mentali. Tali conseguenze si riducono poi ad una problematica principale: un calo progressivo dell’attenzione.

La rivoluzione digitale ha minato la nostra capacità di rimanere concentrati su ciò che stiamo facendo in un determinato momento, perché ormai siamo incalzati da troppi input che provengono da diverse fonti. Innanzitutto, ognuno di noi ad oggi possiede uno smartphone, prima e principale fonte di distrazione, che porta inevitabilmente a destinare parte delle nostre energie e attenzioni a quello che pensiamo o prevediamo di leggere sullo schermo dopo aver inviato un messaggio a qualcuno, o ad una mail, o ad una chiamata che sappiamo dover arrivare, o semplicemente a vedere che ora è. Ciò ha provocato una continua interruzione delle nostre attività lavorative per dedicare parte del nostro tempo a chi non è fisicamente con noi, ma si trova al di là del dispositivo che abbiamo davanti.

Già nella divertente commedia italiana Sconnessi, di ​​Cristian Marazziti, attraverso situazioni divertenti e personaggi eccentrici, si rifletteva sul nostro rapporto con la tecnologia e l’impatto che essa ha sulle nostre relazioni interpersonali. Il film ci invita a riflettere su come la dipendenza dai dispositivi digitali stia trasformando il nostro modo di comunicare e di relazionarci con gli altri. L’incapacità di staccare la spina dai telefoni e dai computer porta a una crescente solitudine e a una difficoltà nel costruire relazioni autentiche. E, allo stesso modo, le emoticon e i messaggi vocali non possono trasmettere la stessa profondità emotiva di una conversazione reale, costituita di silenzi, sguardi, abbracci, risate e pianti. 

In Sconnessi, le situazioni comiche in cui si trovano i personaggi sono spesso esagerate, ma sono volte a evidenziare, in modo efficace, i pericoli dell’eccessiva dipendenza dalla tecnologia. Il film, di cui il titolo è già di per sé emblematico, solleva un problema ancor maggiormente attuale oggi rispetto alla data di uscita del film nel 2018: da quella data, si è regrediti verso un peggioramento radicale.

La dipendenza da smartphone e conseguenti social media porta inevitabilmente a domandarsi se ci sia un punto di stop, una linea oltre la quale sarebbe doveroso non spingersi affinché si possano salvaguardare le relazioni più autentiche. L’iper connessione non fa altro che causare una sconnessione dei nostri cervelli dall’ambiente in cui siamo, per cui, anche quando siamo in compagnia dei nostri cari, persone con le quali abbiamo scelto di trascorrere il nostro tempo, non prestiamo la dovuta attenzione al momento di scambio relazionale che si potrebbe verificare, tendendo inevitabilmente all’isolamento.

Sara Gavinelli