In una società caratterizzata dal dinamismo tecnologico, informativo e comunicativo, diventa sempre più difficile accedere facilmente e con consapevolezza alle informazioni che supportano le decisioni quotidiane. Cosa s’intende quindi con l’espressione “Information overload”?
Si tratta, letteralmente, di un “sovraccarico informativo” dato da una quantità di informazioni così elevata da creare disordine e confusione. Questo fenomeno inibisce la capacità di selezione, scelta e quindi la presa di posizione di un individuo riguardo una specifica tematica.
Ad alimentare questa sorta di inquinamento dell’ambiente comunicativo, contribuisce il fenomeno della post-verità, cioè tutto ciò che indica delle circostanze nelle quali contano di più gli appelli all’emotività rispetto ai fatti obiettivi. La cosa che caratterizza maggiormente questo fenomeno è proprio l’amplificazione delle emozioni come criterio di verità.
Per contrastarlo abbiamo bisogno, quindi, di un “richiamo all’attenzione”, a guardare le notizie adottando una prospettiva olistica, facendo uno sforzo a comprendere che la percezione è sempre influenzata da un vissuto personale ed individuale.
Perciò, per uscire da questa “chiusura cognitiva” che spesso caratterizza le culture individualiste, orientate al dualismo, bisogna tendere a preferire un paradigma di pensiero più consapevole, grazie anche all’investimento sull’educazione che permette di sviluppare una capacità di ragionamento in un’ottica di critica costruttiva. Se una corretta informazione porta a maturare la costruzione dell’opinione di ogni singolo individuo, è, allora, necessario che il processo attraverso il quale le notizie vengono acquisite, avvenga in maniera il più possibile “consapevole”.
Il termine Informazione consapevole può essere definito come un fenomeno relativo alla capacità di selezione, distinzione, scelta, in maniera realistica, oggettiva, “consapevole”, delle informazioni, all’interno di un panorama mediatico saturo. All’interno, quindi, di un contesto di “guerra cognitiva” – poiché l’informazione si trasforma in conoscenza attraverso i processi cognitivi del nostro cervello – bisogna che il pubblico impari ad essere maggiormente competente e consapevole al fine di riuscire a valutare in maniera più oggettiva l’efficacia dell’informazione.
Tre sono i consigli che Sebastiano Cozza, nell’articolo pubblicato da WeWealth, fornisce al fine di gestire il sovraccarico informativo e dominarlo:
1. Definire dei confini di ricerca
2. Selezionare il numero delle fonti
3. Contestualizzare le informazioni ricevute
Adottando queste modalità, è possibile ridurre il rischio di andare alla deriva in un mare di dati e informazioni che pregiudicano la nostra capacità di recepire, selezionare e comprendere gli stimoli.
Per concludere, a mio parere, al fine di riuscire nell’intendo di avere una maggiore consapevolezza nell’ambito dell’informazione, dovremmo impegnarci ad aprire la nostra conoscenza a ciò “che non riusciamo a vedere” e cercare di considerare la verità, quindi, come una ricerca. Questo significa dare più rilevanza alle “dinamiche processuali” che portano al risultato piuttosto che al risultato stesso.
Anita Carpinteri
