RICHARD AVEDON: RITRATTI DI RELAZIONI

L’immagine più iconica di Marilyn Monroe è quella realizzata da Andy Warhol. Pochi invece conosceranno il ritratto fotografico di Richard Avedon, che mostra l’attrice con il volto quasi privo di espressione e lo sguardo assente.

Colorata, vivace e d’impatto: l’immagine più iconica di Marilyn Monroe è quella realizzata da Andy Warhol, la quale è divenuta il simbolo della Pop Art. Pochi invece conosceranno il ritratto fotografico eseguito da Richard Avedon, una rappresentazione insolita dell’attrice che la vede seduta, con il volto quasi privo di espressione e lo sguardo assente. 

Oggi quel ritratto è esposto a Palazzo Reale a Milano in occasione della mostra “Richard Avedon Relationships“, che sarà possibile visitare fino al 29 gennaio 2023. Il percorso artistico si compone di 106 scatti e celebra gli oltre sessant’anni di carriera del fotografo statunitense che ha stravolto il sistema di raffigurare la moda. Lo stile anticonformista si ritrova nelle pose dinamiche dei soggetti, nel minimalismo dello sfondo e nell’intimità dei dettagli che rappresentano la chiave di lettura dei suoi ritratti

«Penso che la cosa di cui era più innamorato fossero le persone» dice la curatrice della mostra Rebecca Senf in un’intervista per il magazine Harper’s Bazaar. Ogni fotografia nasceva infatti dalla ricerca di una profonda connessione con chi stava dietro l’obiettivo, sia che si trattasse di una celebrità, sia che fosse una persona comune. Avedon metteva al centro le relazioni per rivelare il mondo interiore dei soggetti e l’esposizione a lui dedicata ha voluto fare lo stesso. 

Il titolo “Relationships” ha diversi significati: prima di tutto indica il filo conduttore della mostra, ovvero il modo in cui Richard Avedon rappresentava le relazioni. Lo si può osservare bene in quei ritratti che anziché raffigurare il singolo, riunivano due o più persone all’interno dell’inquadratura per mettere in risalto le interazioni tra di essi. La forza dei legami interpersonali – che fa da protagonista in questi scatti – emerge soprattutto dal confronto tra le immagini individuali di un soggetto e quelle che lo ritraggono in coppia o in gruppo. 

Un esempio è proprio il lavoro dedicato a Marilyn Monroe: prima l’attrice si trova in uno stato di smarrimento e solitudine, poi la stessa Marilyn avrà uno sguardo raggiante con un autentico sorriso nel momento in cui abbraccia il marito Arthur Miller.

Le relazioni coinvolgono in maniera diretta anche lo spettatore che è portato a fermarsi di fronte ad ogni scatto, a prendersi del tempo per analizzare le forme del corpo e i particolari del volto così da avvicinarsi alla persona. Si tratta di un’occasione per allontanarsi dalla realtà caotica e carica di stimoli in cui siamo immersi ogni giorno. Come teorizzava l’economista Herbert Simon, l’abbondanza di informazioni è inevitabilmente accompagnata da una scarsità di attenzione e la mostra di Avedon vuole condurci a ricostruire quella concentrazione ormai sempre più frammentata. 

Nelle parole di Rebecca Senf «ogni foto è un incontro», un’opportunità per conoscere la persona raffigurata ma ancora di più per scoprire l’artista, perché come diceva Richard Avedon: «I miei ritratti dicono molto più di me che delle persone che io fotografo». 

Sofia Ciccotta