BRANDING IS THE NEW ADVERTISING

Surfando il web alla ricerca di spunti utili alla riflessione sulla tematica del personal branding mi sono imbattuto, per vie piuttosto traverse che hanno rimbalzato chi scrive da un social al web e viceversa in un loop pressoché infinito—o sicuramente continuabile all’infinito—, nel progetto Corebook, il quale si presenta nei seguenti termini: An online brand guidelines platform for branding teams. Parrebbe, una sorta di tutorial online per lo sviluppo dei propri progetti di branding, dunque una vera e propria guida al self-branding. Sebbene si tratti di una realtà alquanto nota e affermata non è di tale enterprise che vogliamo discorrere, anche se invitiamo tutti a dare un’occhiata al sito. Infatti, ciò che subito ha catturato l’occhio, è una delle proposizioni che appaiono sul display nei momenti di buffering delle varie pagine che compongono il sito: l’esponente ripropone pari pari proprio quanto comparso mentre attendavamo si caricasse ottimamente l’home page. Avendo trovato l’espressione piuttosto felice, l’interesse è stato subito dirottato in direzione di questa, ed una rapida ricerca sul nostro browser ci propone a bella vista nientemeno che un articolo di Forbes dall’omonimo titolo, rectius: Branding Is The New Advertising: Three Ways To Make Your Brand Stronger, a cura di Ekaterina Solomeina per la rubrica Small Business. 

Verosimilmente, se l’attacco dell’articolo non tirasse subito in mezzo la serie tv MadMen probabilmente non mi sarei spinto molto oltre al titolo: in parte, proprio per liberarmi da questo noioso sospetto scrivo questo articolo, sì che se qualcuno non avesse tempo e voglia di recuperarsi l’originale in inglese quantomeno troverà di seguito i 3 preziosi consigli che l’autrice succitata offre ai propri lettori. 

Dato e assodato che fare branding è il nuovo fare pubblicità, con tutti gli oneri ed onori annessi, l’autrice regala la prima ‘chicca’: tell consumers a story. Il consiglio viene corredato dall’esperienza probatoria dello scrittore Rob Self-Pierson, secondo il quale per raccontare una storia sono necessari 3 ingredienti: un protagonista, un conflitto ed un mondo. 

Il secondo spassionato consiglio dell’autrice è più intrigante: create a custom font. A sottolineare l’importanza di un aspetto tanto spesso declassato a secondario viene portato ad esempio l’esperienza di Bianca Berning, che realizzò l’arcinoto font per NOKIA.

Infine, ultimo ma non per importanza: use the power of how. S’intende con ciò esattamente «how you show up», ovvero come appari sulla scena: l’autrice afferma che in un mondo a ritmi serrati qual è il nostro, il “come” assuma anche più rilevanza del “perché” del nostro brand: ad esempio, ci dice di pensare a quanto fatto da Design Bridge per il gin Tanqueray, dove la forma stessa della bottiglia nasconde molte più suggestioni di quante se ne possano immaginare!

Giulio Montagner