“Probabilmente non si può insegnare ad avere un senso visivo… è una questione di occhio
ma anche di cuore”
Dal 27 maggio al 16 ottobre 2022, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita una mostra unica che presenta 100 tra le istantanee più iconiche del fotografo statunitense Elliot Erwitt.
Noto per i suoi scatti ironici, spesso rappresentativi dei tratti più comici della società americana, è in realtà un artista a tutto tondo, ben più profondo delle apparenze.
Appartiene a mondi diversi fin da bambino: nasce a Parigi, vive i primi anni della sua vita in Italia e si trasferisce negli Stati Usa agli albori della Seconda Guerra Mondiale. Una personalità in continuo movimento e mutamento, curiosa nei confronti del mondo ma con una velata nostalgia, insita forse nel suo senso di sradicamento.
Viaggia molto e ha la possibilità di conoscere, di imparare, di riempire quel bagaglio mai saturo. La fotografia per lui diventa il mezzo attraverso il quale riesce a raccontare la realtà esterna ma in una maniera totalmente soggettiva. La serie di fotografie sui cani, che lui amava molto, forse più degli uomini, è una delle più conosciute ma sorprenderanno tutte le altre immagini presenti in mostra.
Ha ritratto personalità hollywoodiane del calibro di Marilyn Monroe, Jackie Kennedy, Muhammad Ali, Che Guevara e altri ancora, con una particolare attenzione allo sguardo, alle micro-espressioni che denotano sofferenza, rammarico o una felicità intimamente custodita.
Ama ritrarre le persone, dai bambini ai più anziani, e in ciascuna fotografia inserisce un dettaglio che racconta un oltre non visto: una ragazzina con una sigaretta in bocca, un bimbo di colore sorridente con una pistola puntata alla tempia, un gruppo in un museo che guarda l’unica cornice senza quadro al suo interno… come altri prima di lui, usa la sua macchina per donarci un racconto, uno scatto che smuove.
“Quel che conta nella buona fotografia è l’attenzione alla condizione umana. Ma un fotografo non è un giudice, né un riformatore sociale“, afferma Elliot Erwitt nella sua intervista su La Repubblica (giugno 2014).
Porsi davanti alla realtà, scegliere un ritaglio di essa e lasciare a noi spettatori la possibilità di dargli una trama, dei protagonisti e un’anima.
La lezione principale di Erwitt, come ribadisce anche nell’intervista su La Repubblica, è questa: ci pone attivamente davanti a un’immagine e, laddove non siamo riusciti a vedere perché troppo distanti (nel tempo o nello spazio) o troppo distratti, ci offre una seconda possibilità, un secondo sguardo.
Carlotta Di Pasquale