Da sempre la Mini ha affermato la sua popolarità nel settore per essere stata la prima auto “di tanti” capace di accompagnare la vita cittadina come di vincere nelle competizioni sui campi di gara di tutto il mondo.
La Mini Cooper, grazie al suo passato, è diventata un leggendario brand che rappresenta un’auto icona: la storia del marchio Cooper iniziò alla fine degli anni ’40, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando John Cooper fondò la Cooper Car Company, dapprima, limitandosi alla produzione di piccole macchine da corsa. Poi nel 1956, a causa della condizione di crisi petrolifera che stava attraversando la nazione nel primo dopoguerra, diede vita ad una spaziosa quattro posti, la prima con motore trasversale a trazione anteriore, caratteristiche decisamente innovative all’epoca.
Come si evince dall’articolo pubblicato da Esquire “per 60 anni MINI è stata un emblema dell’ingegno britannico”. Con la Cooper 500 entrò a pieno titolo nel mondo dei motori da corsa e nel 1958, Stirling Moss, uno dei suoi primi piloti, vinse una corsa del Campionato del mondo. Nel 1959 venne prodotta la prima Mini Minor e nel 1964 venne creata la Cooper S in tartan rosso, che vinse il primo dei tre Rallies di Monte Carlo.
Insomma, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, Mini diventò un marchio distinto e l’offerta di vetture proposte al pubblico si arricchì: il cambiamento arrivò quando tre modelli della Cooper S furono protagonisti di un film britannico “The Italian Job” che riscosse molto successo rendendo la Mini altrettanto famosa grazie alla leggendaria sequenza di inseguimenti automobilistici.
Nel corso degli anni le varie versioni di Mini commercializzate furono arricchite di sempre nuovi dettagli ed optional. Ad esempio, negli anni ’90 venne lanciata la versione Cabriolet.
Tra la fine degli anni ’90 ed inizio 2000, la Mini passò sotto il brand Bmw che l’ha mantenuta fino ad oggi. «[…] La fama indiscussa di questo marchio inglese si trasferisce anche in diversi videogiochi. Oltre che all’interno dei simulatori di guida, queste vetture si trovano anche nei giochi di rally, primo tra tutti Colin McRae 2.0 dove è possibile sfidare gli avversari al volante di una Mini S».
Nel 2015 le vendite globali del marchio Mini sono cresciute del 12% grazie soprattutto al lancio delle nuove berline a 3 e 5 porte, anche se, come riporta l’articolo de Il Post, datato 2016 – «Oggi, la crescita di dimensioni dell’autovettura sta sollevando critiche soprattutto dagli appassionati delle Mini, secondo cui i nuovi modelli tradiscono il concetto di sportività e compattezza del marchio. BMW risponde che la decisione di aumentare dimensioni (e prezzi) delle Mini e di renderle più pratiche e confortevoli va incontro alle richieste del mercato: soprattutto di quello statunitense, dove l’anno scorso Mini ha venduto 58.514 auto, ma anche di quello europeo, dove il marchio ha venduto 181.616 unità nel 2015».
Oggi, Mini (sempre di proprietà di BMW) punta all’elettrico con l’introduzione di nuovi modelli: già nel 2023 arriverà una nuova elettrica, che molto probabilmente sarà la nuova Mini Countryman. «Mini lancerà sul mercato l’ultimo modello con motore endotermico nel 2025. Non significa che in quel momento non si affiderà più ai combustibili fossili, ma solo che i modelli lanciati in quell’anno saranno gli ultimi a farne uso, e proseguiranno per la loro normale carriera. Vita di un singolo modello che può arrivare nel mondo automotive anche a 7 anni, ed è dunque plausibile fissare al 2032 l’ultimo anno in cui verranno vendute Mini a benzina o diesel».
In definitiva, il cambiamento strategicamente importante che ha portato Mini ad evolversi e trasformarsi in ciò che oggi possiamo vedere in tutte le strade del mondo, consiste nell’essere riuscita ad innovarsi e diventare un’auto “per il popolo” mantenendo, però, le caratteristiche di una vettura che ha vinto le gare automobilistiche di tutto il mondo, ed è passata da – come recita il sopracitato articolo de Il Post – essere un produttore di un unico modello, molto datato, a diventare marchio globale con una gamma a sé stante.
Anita Carpinteri