Scarpette rosse e i sette nani è un film d’animazione coreano che ci insegna ad andare oltre l’aspetto fisico, dimostrandoci che l’amore profondo e genuino possa nascere anche al di fuori dei canoni tradizionali di bellezza. Il problema? Una campagna promozionale per niente all’altezza di questa premessa.
LA TRAMA IN PILLOLE
Come si può intuire dal titolo, la storia del film ricalca (anche se solo in minima parte) quella dell’iconica fiaba dei fratelli Grimm: Biancaneve, una giovane principessa un po’ sovrappeso, è decisa a ritrovare il padre scomparso (presumibilmente tenuto prigioniero dalla malvagia matrigna). Dopo essersi addentrata in un’ala abbandonata del castello, la ragazza scopre delle mele magiche che, una volta mature, si trasformano in bellissime scarpette rosse: indossandole, il suo aspetto cambia istantaneamente, rendendola una giovane snella, alta e con dei lineamenti mozzafiato.
Poco dopo, per sfuggire all’ira della matrigna, la protagonista si ritrova persa nel bosco: lì incontra i Favolosi Sette, una banda di principi-supereroi colpiti da una maledizione che li condanna ad assumere l’aspetto di piccoli mostri verdi ogni volta che qualcuno posa gli occhi su di loro.
FAT SHAMING SÌ O NO?
Inizialmente programmato per un’uscita al cinema nel corso del 2018, Scarpette rosse e i sette nani è stato posticipato a seguito delle controversie insorte per un poster pubblicitario che sembrava promuovere un messaggio con forti allusioni al fat shaming.

Insomma, essere bassi e in carne vuol dire, a quanto pare, non essere più “belli”. Contemporaneamente, questa idea è stata veicolata anche dai primi teaser trailer del film, in cui Biancaneve torna a casa, si toglie le scarpette e (per lo sgomento di due membri dei Favolosi Sette) si siede in biancheria intima davanti al camino, bevendo da una caraffa e abbandonandosi a suoni poco eleganti (in pieno stile “couch potato” americana). Per ovvie ragioni, questo video risulta ad oggi introvabile (perlomeno sui canali ufficiali del lungometraggio).
OLTRE IL CANONE: IL (VERO) MESSAGGIO DEL FILM
Ad oggi, Scarpette rosse e i sette nani risulta apprezzato dall’85% degli utenti Google e gode di un punteggio di 3.5/5 su Coming Soon, segno che la faccenda non si è esaurita nella controversia e che il lungometraggio, a distanza di qualche anno, è stato decisamente rivalutato.
La verità è che la campagna promozionale non rispecchia per niente il vero messaggio veicolato dal film. Quando indossa le scarpette, Biancaneve si vede diversa; in un primo momento apprezza il suo nuovo look (così come lo apprezzano tutti gli uomini del regno, improvvisamente disposti a soddisfare ogni sua richiesta), ma col passare del tempo il peso di vivere in un corpo che non le appartiene si fa sentire sempre di più: durante il finale, infatti, la ragazza riacquista e impara ad apprezzare il suo aspetto originale, scoprendo anche di essere considerata la donna più bella del mondo da uno dei Favolosi Sette.
Di conseguenza, quello che poteva sembrare un cartone votato al body shaming si rivela una storia che promuove in tutto e per tutto il concetto opposto: quello di body positivity. Biancaneve non ha bisogno di rispondere ai canoni tradizionali di bellezza per trovare il vero amore, e (cosa altrettanto importante) alla fine del film la ragazza viene apprezzata non solo per il suo aspetto, ma anche per le sue doti interiori, come l’estremo coraggio, la gentilezza e la bontà.
Da questa storia possiamo trarre un insegnamento fondamentale per chi studia comunicazione: mai sottovalutare quanto una mossa sbagliata da parte del reparto marketing possa incidere sulle sorti di un prodotto tutt’altro che scadente.