Zelig è, oltre che una media company e un laboratorio di comicità, il programma comico per eccellenza andato in onda dal 1997 al 2016, con un ritorno a sorpresa nel 2021. Il format ha visto sul suo palco un susseguirsi di comici e comicità differenti che hanno trattato dei temi più disparati, arrivando anche a toccare argomenti più spinosi e seri, sempre con l’ironia che li contraddistingue.
Tecnicamente, dal punto di vista editoriale e di storytelling, Zelig è un’operazione trans & crossmediale, un marchio riconosciuto e legato profondamente al concetto di comicità che ha avuto modo di esprimere e coniugare il proprio lavoro su diversi fronti mediali partendo dall’anima del concetto stesso di Zelig che è il locale in Viale Monza 140 a Milano, aperto da oltre 30 anni e punto di riferimento per la comicità. All’interno del locale si concretizzano diverse cose, oltre agli spettacoli: esiste un laboratorio di comicità, dove ogni mercoledì si gioca e si sperimenta con lo storytelling comico e dove i nuovi talenti possono farsi notare e i comici affermati possono provare i nuovi pezzi; si svolgono poi serate dedicate ad una comicità legata al femminile o a tematiche LGBTQI+; infine, troviamo gli open mic: il palco aperto a chiunque voglia fare comicità.
Zelig è poi una media company, ha un gruppo di autori e lega a sé determinati attori e attrici. Come media company si muove a livello mediale su altri media ancora: web, carta (Smemoranda) e altri; si muove, quindi, quasi a 360°.
Zelig è, infine, anche (e non solo, come tutti pensano) una trasmissione televisiva, anche se la maggioranza del pubblico non conosce la complessità del prodotto e quindi tutto ciò che Zelig è in realtà, in quanto spesso il locale non è comunicato in maniera così approfondita come la trasmissione televisiva e, una volta terminata questa, tutti hanno pensato che Zelig avesse chiuso i battenti per sempre.
La programmazione di Zelig riguarda la comicità, ma ne tocca tutti gli aspetti dimostrando come questa possa essere strumento di inclusione; ad esempio, per quanto riguarda il tema della comunità LGBTQI+, vi sono comici che vi appartengono, sono stati creati degli spettacoli appositi e sono in programma degli altri. Tra i vari spettacoli ricordiamo “Fantastico”, un varietà gestito in maniera completamente autonoma da artisti appartenenti alla comunità LGBTQI+; invece, uno spettacolo in programmazione è il musical intitolato “Harry ti presento Sergio” che sarà messo in scena per 7 sere.
Durante un seminario sullo storytelling inclusivo presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Davide Calgaro ha rimarcato come comicità significa inclusione proprio perché permette di scherzare su tutto senza avere limiti, nonostante i comici vengano più e più volte criticati da paladini di un politically correct che di correct ha ben poco.
Moltissimi comici hanno, proprio per questo, una parte dei loro spettacoli in cui dicono di aver ricevuto dei commenti di disdegno o di presunta offesa su una battuta fatta. Alcuni di questi sono stati querelati o minacciati per questo, quando invece il ruolo del comico è semplicemente esprimere un punto di vista che sia altro, che sia diverso, che non siano le chiacchiere da bar che si possono sentire tutti i giorni. Altrimenti che senso ha pagare uno spettacolo in cui vengono dette sempre le solite cose?
Proprio sul ruolo del comico si è scatenato un dibattito in rete, dopo un avvenimento spiacevole riguardante un umorista che avrebbe dovuto presenziare ad un open mic. Da questo dibattito sono emerse tre linee di pensiero: da un lato, il comico è libero di dire tutto; dall’altro, deve avere limiti (ad es. quelli della dignità umana); dall’altro ancora, il comico non ha limiti ma deve essere consapevole delle differenze esistenti tra comicità e offesa.
Secondo Corinna Grandi, anche lei comica di Zelig e presente al seminario, la comicità è una forma di liberazione che aiuta a sopravvivere ai drammi e proprio per questo è strumento di inclusività, perché parla di tutto, anche delle cose più brutte, permettendo di planare sulle cose senza essere superficiali, ma solo leggeri, come diceva il nostro caro Calvino.
Ed è con leggerezza che dobbiamo accostarci al tema dell’inclusività e abbracciarlo, accoglierlo e farlo nostro, per poi diffonderlo a quante più persone possibili. Ed è in questo che la comicità, e Zelig, ci vengono incontro