Nella mia breve esperienza da utente di piattaforme OTT mi sono spesso imbattuta in grandi serie televisive che mi hanno portata, una volta terminata la visione, a volerne sapere di più. A partire da quel momento è quasi sempre cominciata una ricerca disperata all’ultima notizia o curiosità legata alla serie tv. Nelle mie ricerche sono rimasta spesso colpita dalla quantità di trasposizioni cinematografiche che sono ad oggi presenti sulle piattaforme streaming. Certo, le trasposizioni cinematografiche non sono niente di nuovo e alcune possono considerarsi di successo: Il Silenzio degli Innocenti, Jurassic Park, Il Signore degli Anelli, Fight Club o Shining. In un mondo convergente in cui avere una moltitudine di contenuti è una prerogativa indiscutibile, è perciò normale trovarne in abbondanza sulle piattaforme. Anche in questo caso, è giusto fare un passo indietro e andare ad indagare il romanzo, il primo vero testo che sempre più spesso diventa una base da reinterpretare per la tv.
Certamente, lo spettatore, più che indagare i dettagli, trame sbagliate e mancanti, si potrebbe concentrare sulla storia, sulla sua universalità, andando ad individuare la tematica o il nucleo che un personaggio rappresenta, anche senza essere fedele al romanzo. Semplificare per arrivare a un arricchimento sembra essere la parola d’ordine degli adattamenti cinematografici. D’altra parte, bisogna tenere in considerazione un ulteriore fattore dato dalla crescita del numero degli utenti e dei fan: le community. È normale, quasi scontato, che i fan del romanzo si trovino in disaccordo con le modalità dell’adattamento e che vadano a cercare il cosiddetto “pelo nell’uovo”.
Per esemplificare questa tematica utilizzerò il caso di Bridgerton. Bridgerton è una serie tv americana, creata da Chris Van Dusen e prodotta da Shonda Rhimes e disponibile su Netflix dal 25 dicembre 2020. La serie, ambientata nella Regency Era, è basata sui romanzi della scrittrice Julia Quinn.
Una cosa è certa: romanzo e serie tv mantengono la linea narrativa sentimentale che vede i giovani Bridgerton alle prese con le loro relazioni amorose. Ma non tutti i personaggi erano originariamente parte della saga Bridgerton: la regina Charlotte con la sua pesante influenza rispetto alle relazioni sentimentali dei giovani protagonisti non sarebbe dovuta esistere. Ci sono altre discrepanze: Daphne Bridgerton nei romanzi non veniva considerata come “il gioiello della stagione”, anzi, la maggiore delle figlie nel romanzo debutta in società due volte prima di attirare l’attenzione del Duca.
Non si parla solo di incongruenze dal punto di vista del contenuto e della presenza o meno di alcuni personaggi, ma si parla anche di differenze sostanziali come la tematica del colore della pelle: la serie posiziona i cittadini di colore in una posizione di alto rango e non crea nessun tipo di differenza, mentre nei romanzi di Julia Quinn i personaggi sono presumibilmente tutti bianchi.
C’è chi critica tutte queste discrepanze tra romanzi e serie e Julia Quinn risponde: “Sento il bisogno di rassicurare i miei lettori (…) questo non è un adattamento parola per parola, non deve esserlo e io non voglio che lo sia. Un adattamento parola per parola dei miei libri non sarebbe una grande serie tv. Ma un adattamento dove avrete i miei personaggi e le mie storie che avranno una nuova vita è fantastico”.
Veronica Minardi