LA MASCELLA DI CAINO: L’ENIGMA (IRRISOLVIBILE?) DI TORQUEMADA

Su Amazon è al primo posto nelle categorie Mistero, Giochi e Quiz, al quarto posto nella categoria Narrativa di Genere e, se ordinato, possono volerci dieci giorni per riceverlo. Un risultato straordinario per un testo uscito nel 1934, tornato in auge grazie al potere di TikTok. Si tratta di La mascella di Caino di Edward Powys Mathers, in arte Torquemada, uno dei più acuti enigmisti e cruciverbisti del mondo anglosassone.

Nel 1934 sviluppò il suo Torquemada Puzzle Book, composto da cruciverba senza definizioni, provvisti soltanto di un lemmario per riempire le griglie, enigmi e trabocchetti, le cui pagine erano montate in ordine casuale. L’obiettivo del lettore era proprio ritrovare l’ordine corretto e capire chi fossero le vittime e chi l’assassino (o gli assassini). L’opera sembrava essersi persa nel tempo, ma la documentarista americana Sarah Scannel nel maggio del 2021 ha realizzato una serie di post su TikTok in cui provava a cimentarsi nell’impresa della risoluzione. L’hashtag #cainsjawbone da lei utilizzato è diventato virale in talmente poco tempo che anche grandi canali di informazione come il Guardian se ne sono interessati. Così, a catena, l’8 marzo 2022 l’opera è diventata disponibile anche in Italia con il titolo La mascella di Caino.

Attualmente c’è un concorso indetto da Mondadori, che durerà fino a novembre, per chi riuscirà a risolvere l’enigma. Operazione interessante anche se non nuova: sin dalla sua prima edizione del 1934, La mascella di Caino è sempre stato accompagnato da un premio in denaro. All’epoca si trattava di sterline, il premio Mondadori odierno è invece di cinquecento euro.

Per buona parte dei lettori, il libro è vissuto come un oggetto quasi sacro, che deve essere preservato il più intonso possibile. Sono infatti innumerevoli i meme e gli “shame” per chi fa anche solo le orecchie alle pagine. Per non parlare di sottolineature, specialmente se fatte con l’evidenziatore. I volumi non vengono prestati per paura di danni. Con La mascella di Caino, però, tutte le remore nei confronti dell’oggetto libro sono improvvisamente scomparse. Perché? Sicuramente per come il volume è strutturato. Ogni pagina ha infatti sul fondo uno spazio per scrivere i propri appunti, oltre a delle linee tratteggiate con il disegno della forbice per indicare che lì è possibile ritagliare la pagina. È come se il libro stesso desse un’autorizzazione ad essere smembrato e rovinato.

Un altro punto che vale la pena analizzare è la difficoltà di fruizione. Oltre alla difficoltà ovvia del testo, ci sono già delle prime proteste per le quali la traduzione rende impossibile la comprensione e la risoluzione degli enigmi: per chi non è madrelingua inglese è impossibile rintracciare gli indizi, cogliere le citazioni che rimandano a opere anglofone irreperibili. La domanda è: questo puzzle è veramente risolvibile o è soltanto una trappola per lettori ingenui? Questa difficoltà di fruizione si lega al tipo di consumo a cui ogni lettore oggi si è ormai abituato: la velocità. I lettori ultimamente scelgono di leggere sempre più velocemente per stare al passo e non perdersi le ultime novità. Un volume come La mascella di Caino si contrappone fortemente a questa modalità di fruizione. È quindi molto più semplice affermare che non è risolvibile.

Ma qualcuno l’ha mai risolto? Si vocifera di sì. Si racconta di tre risolutori negli anni Trenta e di qualcuno che sia giunto alla risoluzione durante il primo lockdown dovuto alla pandemia di Covid. Resta da vedere chi sarà il prossimo, se ci sarà.  

Margherita Zanni