COLOR CONTROVERSY: E TU CHE COLORI VEDI?

Se vi dicessero che il rosa in realtà è rosso e il blu è viola vi fidereste?

Non tutti percepiamo i colori nello stesso modo. Sono molti i fattori che intervengono quando dobbiamo identificare un colore. Degli studi portati avanti dalla City University di New York hanno dimostrato come per un diverso funzionamento dei centri visivi cerebrali le donne abbiano una maggiore capacità rispetto agli uomini di percepire sfumature cromatiche. Questo può essere spiegato dalla elevata presenza di recettori di ormoni sessuali maschili nella corteccia cerebrale e più nello specifico nella parte della corteccia associata alla capacità visiva.

Inoltre, come è stato studiato dal neurologo e scrittore Oliver Sacks che ha dedicato una parte della sua biografia (In Movimento) e il suo saggio, L’isola dei senza colore, l’incapacità di percepire i colori correttamente può anche essere dovuta ad una disfunzione celebrale (discomatopsia, meglio nota come daltonismo) o per una malattia degenerativa (acromatopsia). Ma oltre alla questione biologica ci sono anche aspetti culturali e sociali.

La complessità della materia ha suscitato la curiosità di molti e lo studio della percezione dei colori ha interessato sia artisti che scienziati, spaziando dagli ambiti più creativi a quelli più scientifici. Lo studio della percezione del colore aveva interessato in primis Newton, nelle sue ricerche sulla luce, che aveva osservato come la luce bianca che vediamo in realtà sia composta dai sette colori dello spettro solare (per intenderci quelli dell’arcobaleno). L’oggetto che riflette tutte le onde luminose ci restituirà un colore bianco, quello che le assorbe tutte un colore nero e gli oggetti che le riflettono tutte tranne uno saranno del colore non riflesso (es. le foglie non riflettono il verde).

In arte poi, soprattutto durante il periodo impressionista in Francia e divisionista in Italia, la percezione dei colori venne approfondita per creare effetti visivi attraverso le pennellate brevi che caratterizzavano i due movimenti artistici.

In tempi più recenti, un contributo importante è stato dato da Joseph Albers che dopo aver sviluppato un metodo sperimentale per studiare i colori, nel 1971, in collaborazione con la Yale University Press, ha dato alle stampe la prima edizione del suo libro Interaction of Color, testo destinato a diventare un classico, sull’interazione dei colori tra loro.

Tuttavia, sebbene la storia sia ricca di spunti su come vengano percepiti i colori e di come la luce possa modificarne la recezione, esistono comunque colori che vengono percepiti dal nostro occhio come “ambigui” e che, di conseguenza non sono facilmente identificabili. In questi casi si potrebbe facilmente incorrere in opinioni contrastanti tra persone che potrebbero percepirli in maniera diversa (un po’ come era successo anni fa con la disputa del vestito blu e nero o bianco e oro).  

Per mettere alla prova la percezione dei più curiosi, l’anno scorso è nato Color Controversy, un sito realizzato dal programmatore Leo J. Robinovich usando come dataset il test cromatico di Randall Munroe che era circolato sul web anni prima.

Il sito si compone come un susseguirsi di cartelle colore per le quali vengono proposte due possibilità a cui ogni utente può provare a dare un suo giudizio per poi scoprire quali siano state le opinioni degli altri prima di lui. Se da una parte ci sono colori chiaramente tendenti all’una o l’altra proposta, dall’altra, nella pagina Leaderboard è possibile vedere le tonalità più controverse. Man mano che gli utenti partecipano la classifica si aggiorna.

Il sito non risolverà le dispute, ma è un modo divertente per mettere alla prova la propria percezione dei colori.

Eugenia Maria Montresor