BARBIE ROLE MODEL – UNA LINEA PER COMBATTERE IL DREAM GAP

Alta, capelli lisci e biondi, occhi azzurri, magrissima. Barbie accompagna da più di sessant’anni i giochi e l’immaginario di migliaia di bambine nel mondo. Negli ultimi anni il noto brand americano ha spiccato per i suoi obiettivi di girl empowerment ed in particolare con la recente iniziativa “Dream Gap Project”.

Nata nel 1959 da una geniale intuizione dell’imprenditrice americana Ruth Handler e distribuita dalla Mattel, Barbie è sempre stata un personaggio controverso. Certamente amata, la bambola propone però un modello estetico femminile irraggiungibile: magrissima e dalle proporzioni inverosimili, non potrebbe nemmeno reggersi in piedi. Numerose le voci che hanno tuonato contro di lei: c’è chi la considera un inno all’anoressia, chi un invito implicito alla chirurgia estetica. La storia viene ancora una volta in nostro aiuto per svelare le motivazioni di questo corpo inverosimile. La bambola più famosa del mondo, difatti, trae le sue forme e i suoi connotati da un personaggio di un noto fumetto osè tedesco. Comprendiamo così quanto Barbie non sia stata pensata originariamente per un pubblico femminile, tanto meno per delle bambine.

Un altro motivo di critica è stato poi il fatto che Barbie sia bianca, bionda e con gli occhi azzurri. È quindi questo l’unico canone estetico socialmente accettato? Ovviamente no, anche se l’azienda è riuscita solo negli anni 2000 – a seguito di un calo delle vendite – a ripensare parte della propria produzione per andare incontro ad un modello di business più inclusivo.

È in tale contesto che prende vita il “Dream gap project”, un’iniziativa lanciata da Barbie a livello mondiale con l’intento di “fornire alle bambine le risorse e il supporto di cui hanno bisogno per continuare a credere di poter essere tutto ciò che desiderano”. Secondo le ricerche molte bambine, già all’età di 5 anni, iniziano a perdere fiducia nelle loro capacità; ciò le porta a limitarsi, specialmente dal punto di vista professionale. Diversi studi hanno infatti dimostrato quanto a partire dalla più tenera età le bambine siano condizionate dagli stereotipi culturali vigenti nella società, specialmente quelli che alludono ad una loro inferiorità intellettuale. Il noto brand ha quindi deciso di proporre una nuova linea di bambole che si ispira a donne che sono riuscite a fare la differenza, ad emergere. Come recita lo slogan “Imagining she can be anything is just the beginning. Actually seeing that she can, makes all the difference”. Non basta pertanto immaginare di poter raggiungere i propri obiettivi, di poter giungere a posizioni di rilievo nella società; servono paradigmi concreti a cui ispirarsi. Tra le donne scelte figurano la surfer Shino Matsuda; l’attrice, modella e attivista Yara Shahidi, l’astronauta Samantha Cristoforetti e, da pochi giorni, la nota Cristina Fogazzi, più conosciuta come l’Estetista Cinica.

Sarebbe riduttivo, oltre che cieco, riportare solo le critiche legate al giocattolo. Fin dalla sua nascita Barbie è accompagnata da slogan quale “Insipiring girls since 1959“; obiettivo della Handler è sempre stato di portare le bambine di tutto il mondo a non porre limite ai propri sogni e ad intraprendere qualsiasi carriera professionale e sicuramente il progetto in atto sta andando nella giusta direzione.

Giulia Farina