ACHILLE LAURO E IL SUO VIAGGIO NELLA MUSICA ATTRAVERSO CINQUE QUADRI

Due anni fa ha stupito tutti con Rolls Royce, la scorsa edizione ha messo in mostra la sua vera essenza presentandosi con il brano Me ne frego. Quest’anno Achille Lauro è tornato al Festival di Sanremo in veste di super ospite raccontando il suo concetto di musica attraverso cinque quadri.

Cinque lettere, cinque quadri, cinque benedizioni. È così che Achille Lauro, qualche giorno prima dell’inizio della kermesse canora, ha cominciato ad incuriosire il pubblico tramite dei post sul suo profilo Instagram. «Il mio sarà un viaggio nei generi musicali, i quadri ne saranno i contenitori», scrive Lauro, che non ha mai voluto etichettare la sua musica entro i confini di un preciso genere. Per lui la musica è qualcosa in più rispetto alla semplice canzone: ha dato una spinta verso il cambiamento di usi e costumi, ha influito sulla storia e modificato il modo di essere delle persone. Ecco perché il suo intento è quello di reinventarsi ogni volta, raccontando e comunicando qualcosa di più profondo attraverso uno studio minuzioso del concept, delle luci, dei costumi, della scenografia e dei colori. Ed è proprio questo ciò che è successo sul palcoscenico dell’Ariston durante le cinque serate del Festival di Sanremo.

Nella serata di apertura Achille Lauro è stato il glam rock, esagerazione, teatralità, disinibizione; adornato di piume e brillantini, col volto coperto dal trucco rovinato da una lacrima di sangue, ha rappresentato il velo di mistero che caratterizza la vita di ognuno di noi. È stato il rock and roll, leggerezza e spensieratezza; il brano Bam bam twist, l’omaggio all’iconica Mina e la coreografia ispirata a Pulp Fiction hanno fatto fare un viaggio in un’epoca passata. Il terzo quadro ha fatto un salto nella musica pop, il genere più incompreso della storia, tanto universale quanto censurato, in cui Lauro ha incarnato l’animo della dea greca Penelope cantando l’omonimo brano accompagnato da Emma Marrone, in un’esibizione dal forte impatto emotivo. Ha rappresentato poi il punk rock, anticonformismo e scorrettezza, trasformandosi nell’opera d’arte La libertà che guida il popolo in una performance trasgressiva che ha lasciato tutti a bocca aperta.

L’ultimo quadro è quello più significativo: si tratta di un omaggio all’orchestra classica, mediato da una toccante esibizione dedicata a tutti gli esseri umani. Intonando C’est la vie Achille Lauro ha mostrato il lato più intimo di sé, come a comunicare che dopo lo spettacolo torna ad essere semplicemente un uomo. Un sottofondo di tutte quelle voci che lo hanno attaccato nel corso degli anni e una rosa che trafigge il suo petto, a rappresentare le parole che feriscono, vogliono trasmettere l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, con le loro debolezze e fragilità: c’è chi ha imparato a passarci sopra, ma anche chi non è ancora riuscito a farlo.  

Il tutto è stato arricchito da una vera e propria narrazione sui suoi profili social. Achille Lauro, attraverso un gioco dell’impiccato, ha coinvolto i suoi followers, svelando giorno dopo giorno una nuova lettera, a comporre una parola rimasta però, dopo la serata di chiusura, incompleta. La rivelazione è arrivata due giorni dopo con l’annuncio del nuovo album il cui titolo, LAURO,è stato svelato proprio dal gioco. Le Instagram stories e i post hanno contribuito a completare, attraverso fotografie, parole e testi, ciò che era stato raccontato e mostrato sul palcoscenico.

Achille Lauro al Festival di Sanremo ha portato dei messaggi di libertà, senza alcun timore di esprimersi; ha trasmesso un concetto di musica fuori da ogni canone, rendendo visibile la sua arte e la sua genialità. Una cosa è certa: ancora una volta Lauro si è confermato come una figura estremamente originale per la scena musicale italiana contemporanea.

Claudia Campanale