IL FUNDRAISING SECONDO I THE JACKAL

«Adotta un bambino a distanza con ActionAid, così non viene in Italia a rubarci il lavoro. Aiutiamoli a casa loro!». State tranquilli, non si parla di politica, ma di un modo nuovo di fare fundraising e sensibilizzare il pubblico sul tema dell’adozione a distanza.

Fu questa l’intuizione di Raffaella Lebano, Vice Segretario Generale di ActionAid, quando contattò i The Jackal per realizzare un ambizioso e rivoluzionario progetto: produrre una campagna totalmente diversa dalle precedenti, che utilizzasse un registro nuovo e innovativo. «Tutte quelle campagne dal tono troppo istituzionale che facevano solo leva sulla situazione di estremo disagio delle popolazioni del terzo mondo avevano stancato anche noi» ha affermato Raffaella Lebano durante un’intervista rilasciata a Reinventing2019. Obiettivo fondamentale era quello di arrivare ad un nuovo target di donatori, molto più giovani e lontani dall’archetipo di donatore a cui l’organizzazione era abituata.

L’anno scorso i The Jackal avevano inaugurato la collaborazione con ActionAid con una campagna dai toni irriverenti e politicamente scorretti, giocando sapientemente sulle espressioni infelici, di alcuni personaggi politici discutibili, ormai diventate slogan «Aiutiamoli a casa loro» e «Adotta un bambino a distanza con ActionAid, così non viene in Italia a rubarci il lavoro». Fan base e carisma dei personaggi sono stati gli elementi sui quali ActionAid ha puntato per raggiungere i propri obiettivi. Quello dei The Jackal è un collettivo artistico nato su YouTube nel 2007: col passare degli anni hanno acquisito sempre più seguito, numeri sempre maggiori di visualizzazioni su YouTube, ospitate in televisione, la produzione di un film su grande schermo e numerosi spot pubblicitari. Tutto questo gli ha permesso di diventare ugualmente popolari tra adolescenti e adulti.

A distanza di un anno, viene pubblicato un nuovo spot. Ancora una volta i toni irriverenti e satirici sono i protagonisti del loro video. Contrariamente al precedente spot, i The Jackal non si trovano fisicamente in Africa, tuttavia hanno trovato un buon espediente per ovviare a questo problema: un visore di realtà virtuale che catapulta Ciro, il protagonista dello spot, nel 2020 perfetto, senza alcun intoppo. Uno scenario utopico libero dalla pandemia, catastrofi naturali e inquinamento atmosferico. In questo susseguirsi di buone notizie sembra esserci un bug nel visore, poiché viene raccontato che i bambini che non riescono ad accedere alle cure mediche, in Africa, sono solo 500.000. No, non è un bug, il visore funziona perfettamente, in realtà sono 370 milioni. Ancora una volta riescono a portare agli occhi dell’opinione pubblica una notizia amara con sarcasmo e ironia, dando modo al pubblico di ridere, ma al tempo stesso riflettere.

Il fundraising non è meramente una raccolta di fondi, bensì è una strategia a lungo termine che richiede molto tempo per essere implementata in maniera efficace. Il fundraising è coltivazione e cura dei rapporti, non punta alla donazione una tantum, ma ad un circolo virtuoso di scambi di vantaggi tra l’organizzazione no profit e il donatore. È necessario avere una strategia strutturata e ben organizzata, essere convincenti, raccontare delle storie autentiche col fine di far sposare al maggior numero di persone la mission dell’organizzazione.

Nel caso specifico di ActionAid, la mossa lungimirante di coinvolgere i The Jackal sembra essere un’eccellente strategia. Rispetto agli spot tradizionali presenti in televisione, i contenuti video di questi youtuber risultano essere molto più accattivanti per il pubblico, con prospettive di visione ripetute e multiple. Nessuno mai penserebbe di andare a cercare uno spot televisivo tradizionale di ActionAid per intrattenersi, diversamente dal caso attuale dove sensibilizzazione e intrattenimento si fondono in maniera fluida in un contenuto piacevole e ben realizzato.

La chiave del successo dell’intera iniziativa è stata quella di offrire ai The Jackal, gli strumenti per entrare in empatia con persone svantaggiate e scenari ben lontani dal nostro quotidiano. Attraverso un registro inusuale e innovativo, i The Jackal riescono a coinvolgere emotivamente lo spettatore e sensibilizzarlo sul tema dell’adozione a distanza, senza strumentalizzare troppo la situazione di difficoltà dei bambini.

Andrea De Padova