Con la regia di Jay Roach e tre candidature agli Oscar, il film del 2019 ricostruisce lo scandalo legato alla figura di Roger Ailey, capo di Fox News, licenziato per accuse di molestie sessuali.
In Italia, non disponibile nelle sale cinematografiche causa Covid, il film è stato distribuito su Amazon Prime Video, a partire dall’aprile 2020. Il focus della narrazione ripercorre la forza delle donne che hanno deciso di ribellarsi al patriarcato interno alle dinamiche aziendali di Fox News a New York.
Nello specifico ci riferiamo allo scandalo che, nel 2016, coinvolse l’allora amministratore delegato dell’azienda Roger Ailey. La narrazione prende avvio con un dibattito che vede coinvolta Megyn Kelly (Charlize Theron), rinomata conduttrice del canale, e il futuro presidente Donald Trump, sollecitato dalla donna a dare spiegazioni in merito ad alcuni suoi commenti misogini. Tuttavia, il tono volutamente provocatorio di Megyn non viene gradito dal pubblico e tanto meno dal suo capo.
Nel frattempo una seconda celebre conduttrice, Gretchen Carlson (Nicole Kidman), viene prima trasferita da un programma di punta ad uno minore e poi licenziata dallo stesso Ailey. La donna, dopo aver coinvolto gli avvocati, decide di ribellarsi al mondo maschilista e misogino interno all’azienda, accusando Roger Ailey di molestie sessuali, iniziando così la lunga lotta che verrà narrata nell’intero film.
Solo dopo un iniziale tentennamento anche Megyn decide di unirsi alla collega e denunciare a sua volta le molestie subite, consapevole di poter perdere il posto e la carriera che era riuscita a costruirsi in anni di lavoro. Contemporaneamente, la nuova arrivata Kayla Pospisil (Margot Robbie) accetta ingenuamente le richieste impietose del suo capo, per riuscire ad ottenere una prospettiva di carriera futura. Solo alla fine della vicenda troverà il coraggio di lasciare il suo posto, mentre le testimonianze contro Ailey si moltiplicheranno a dismisura.
Durante il lungometraggio emergono dettagli ed imposizioni aziendali che marcano maggiormente il tono drammatico del film, come l’obbligo da parte delle dipendenti di indossare abiti con tacchi alti e non pantaloni, nonché quello dei cameraman ad utilizzare inquadrature lunghe per riprendere nel dettaglio le gambe delle conduttrici.
Tuttavia lo sguardo severo della narrazione si rivolge anche a tutte quelle donne che, inizialmente, non si sono unite alla battaglia iniziata da Gretchen, negando, anzi, tutto ciò che era stato asserito contro il loro capo. Emerge, quindi, molto chiaramente quanto le donne siano oppresse dalla paura di perdere il loro lavoro, dal non riuscire ad avere una carriera e una paga al pari dei loro colleghi se non “concedendosi”, cercando di convincersi di star facendo la cosa giusta.
Solo un anno dopo questo scandalo emergerà il caso Weinstein e con esso le battaglie legate al movimento #MeToo nato sui social. Un forte segnale che vuole sottolineare la rilevanza e la diffusione di questo problema all’interno della società, cercando di creare coesione e, al tempo stesso, dare la forza a tutte le donne che si trovano in situazioni analoghe. Una denuncia sociale che non vuole e non può lasciare indifferenti.
Ed è così che, attraverso un ritmo serrato e battute incalzanti, il film ci parla in maniera chiara e diretta, lasciando poche interpretazioni disponibili ad una vicenda tanto drammatica.
Elisa Bo