Un motto quasi lapidario che rende l’idea di cosa vogliano comunicare, un leitmotiv che dovrebbe risuonare nelle nostre menti e spingerci, come dice Marco Borromini, a trasformare la polemica sterile in azione. È quello che i ragazzi di Weroof – gruppo informale fondato nel 2017- si propongono: un’azione visibile per riuscire ad accrescere conoscenza e consapevolezza rispetto ai temi ambientali e territoriali.
Marco Borromini, Bruno Tettamanti, Lorenzo Uccello, Andrea Peterlin e Stefano Maspero condividono una passione, la montagna, e uno scopo, rendere la realtà comasca cosciente degli spazi territoriali. Il messaggio che trasmettono è, molto in sintesi, che facciamo parte del territorio ed è nostra responsabilità prendercene cura.
Come mi spiegano, l’idea del nome deriva dalla volontà, attraverso il pronome “we”, di creare un senso di appartenenza; mentre il sostantivo “roof” è da intendersi in senso metaforico, poiché dall’alto si ha una prospettiva più ampia, si ha la possibilità di adottare un nuovo punto di vista. “Partecipativi, volenterosi, presenti” gli aggettivi che si sono attribuiti. Non posso che condividere.
Ciò che mi piace confrontandomi con loro, guardandoli, è notare quanto profondamente credano in quello che stanno portando avanti, avere viva testimonianza che i giovani ci sono, si vogliono far sentire. Spesso, dobbiamo ammetterlo, siamo pigri: sosteniamo di avere a cuore la questione ambientale, ma quando si tratta di sacrificare un pomeriggio con gli amici per andare a pulire le strade, storciamo il naso e distogliamo lo sguardo, perché tanto “Ci sarà qualcun altro a farlo”.
I ragazzi mi portano testimonianza di questo pensiero, con cui più volte si sono scontrati, come anche della frase “Il problema sono le istituzioni”. Motivetto che li fa sorridere, perché loro credono davvero nell’azione collettiva, nel partire dal piccolo per rendersi partecipi di un cambiamento. L’operato di WeRoof si concretizza in numerosi eventi gratuiti, che vengono promossi attraverso le pagine Facebook e Instagram (@we.roof). I temi portanti sono i giovani, l’ambiente e la cultura.
Inizio con l’esporre uno degli eventi a mio avviso più interessanti: “WeClean”. In questa occasione ci si riunisce con lo scopo di pulire le strade della città di Como dove chiunque è invitato a partecipare. La giornata è poi corredata da un momento sociale, quale un aperitivo, uno spazio di condivisione e conoscenza reciproca. I ragazzi sottolineano come tanti non siano consapevoli di quanto l’attività sia necessaria e che anche il comune abbia sorvolato sulla sporcizia della città.
All’inizio i partecipanti non erano numerosi, ma ad ogni nuova data si presentano sempre più persone; l’8 luglio hanno raggiunto la cinquantina. “I ragazzi hanno bisogno di una spinta”, mi dicono, ma quando vedono l’efficacia del loro intervento (oltre che la necessità di questo) si presentano anche la volta successiva.
Recentemente, inoltre, WeRoof ha organizzato “WeFilm”, una sorta di cineforum: la prima proiezione è stata “L’odio”, di Mathieu Kassovitz, la seconda il documentario del 2018 “Anthropocene”, frutto della collaborazione dei registi Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier con il fotografo Edward Burtynsky.
Diversi gli appuntamenti in programma. Il 17 ottobre è stato organizzato l’evento “We Clean”, un’attività di pulizia gestita insieme al CPS (la consulta provinciale degli studenti) al Parco delle Rimembranze, a Como, vicino al Castello Baradello. Entro la fine del mese dovrebbero riuscire ad allestire l’ultima serata di WeFilm; il 15 novembre, invece, hanno già pensato ad un’attività con i lupetti degli scout, in modo da sensibilizzare i giovanissimi.
La parola chiave è dunque partecipazione. Non ci si presenta agli eventi di WeRoof solo per condividere sui social un’azione, anzitutto si presenzia per poter essere parte di un cambiamento. Un esempio di iniziativa giovanile a cui è giusto dare spazio, perché non possiamo solo lamentarci, discorrere dei numerosi problemi che ci circondano, senza prendere in mano la situazione e dare inizio a un movimento positivo.
Giulia Farina