In Birds of Prey Harley Quinn torna sul grande schermo con una pellicola atipica per l’universo cinematografico DC. Avrà saputo fare breccia nuovamente nel cuore del pubblico?
Dopo aver terminato la sua relazione sentimentale con Joker (nella versione gangster di Jared Leto, non quella premio Oscar di Joaquin Phoenix), l’antieroina Harley Quinn, interpretata magistralmente da Margot Robbie, va in cerca di emancipazione anche se questo le costerà una taglia sulla sua testa da parte di un grande boss di Gotham, Roman Sionis (con il volto dell’attore Ewan McGregor). La nostra protagonista formerà così un’improbabile alleanza con altre ragazze che sono in conflitto con lui: Renee Montoya (Rosie Perez), detective sottovalutata che cerca di incriminarlo; Cassandra Cain (Ella Jay Basco), una ragazzina che gli ha rubato un prezioso rubino; Dinah Lance (Jurnee Smollett-Bell), l’autista che mal sopporta le sue vessazioni e Helena Bertinelli (Mary Elizabeth Winstead), una misteriosa figura che sta uccidendo diversi dei suoi uomini.
La trama è piuttosto labile, ma in questo film è la forma che fa la differenza: la regista Cathy Yan confeziona un prodotto pop, molto ritmato, attraverso una narrazione non lineare, frammentata e fortemente incentrata sull’azione e sulle scene di combattimento, tra loro ben coordinate; non a caso il regista di seconda unità è Chad Stahelski, che cura il franchise di John Wick. Le scenografie inoltre hanno uno stile che vira molto sul kitsch, in particolare sul finale: attenzione, non ci troviamo di fronte alla Gotham camp delle pellicole di Batman dirette da Joel Schumacher, qui il grottesco è limitato all’arredamento degli interni, la città vera e propria è verosimile ad una metropoli reale. La colonna sonora è d’impatto e presenta alcune cover di brani celebri come “Diamonds” di Megan Thee Stallion e Normani, rilettura di “Diamonds are a girl’s best friend”, canzone iconica di Marylin Monroe. L’accompagnamento musicale è insistente, come lo era per “Suicide Squad” di David Ayer (2016), di cui questo lungometraggio si pone come spin-off.
La pellicola ha ricevuto critiche positive da parte della stampa, sull’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes detiene il 78% di gradimento, classificandosi come terzo film più meritevole tra gli otto lungometraggi distribuiti dal franchise. Un risultato simile è stato ottenuto come gradimento del pubblico, tuttavia sta avendo molte difficoltà ai botteghini: al 22 febbraio 2020 ha incassato a livello globale 153 milioni di dollari (fonte: Box Office Mojo). Tra le ragioni di questo insuccesso commerciali ci sono la distribuzione con il visto censura che prevede un divieto di visione ai minori di 17 anni negli Stati Uniti e il non averlo venduto come film su Harley Quinn, tanto che la Warner Bros ha dovuto fornire un titolo alternativo, “Harley Quinn: Birds of Prey”, pochi giorni dopo l’uscita nelle sale.
In conclusione, sebbene abbia uno stile visivo inusuale per i cinecomics odierni e abbia delle critiche positive, il nuovo capitolo del DC Extended Universe si sta rivelando un flop al box office: paradossalmente è la pellicola che ha incassato meno nell’universo cinematografico a cui appartiene, ma qualitativamente è una delle migliori. La Warner Bros dovrà capire molto bene cosa è andato storto, specie in vista di “The Suicide Squad” di James Gunn che uscirà l’anno prossimo e che sarà la prossima apparizione cinematografica di Harley Quinn.
Fabio Facciano