IL SOSIA – FËDOR DOSTOEVSKIJ

“Il sosia”, pur essendo stato considerato in seguito un lavoro stilisticamente mediocre dallo stesso autore, è invece un eccellente esempio di romanzo psicologico.

Il protagonista Jakov Petrovic Goljadkin è un modesto impiegato che fa parte di uno dei ranghi più bassi della società; è consapevole della sua posizione, si sente frustrato, continuamente mortificato e ha voglia di rivincita.

Il romanzo si apre con il risveglio del protagonista che ha difficoltà a tornare alla realtà; finalmente si dirige verso lo specchio e prende del tutto consapevolezza di sé. Nonostante l’autore lo descriva come un uomo goffo e ridicolo, Goljadkin sembra rassicurato dalla sua immagine e soddisfatto di ciò che vede riflesso.

Una delle parti più significative del racconto è l’incontro con il medico che ha in cura il protagonista: viene descritta una relazione medico-paziente di totale incomprensione e diffidenza; il paziente parla con mezze frasi e il medico si limita a dare consigli. La sua proposta terapeutica è semplicemente quella di svagarsi, proposta che non tiene conto delle motivazioni più remote e profonde del malessere psicologico del protagonista.

Uscito dallo studio del medico Golijadkin si reca ad una festa in onore si una ragazza di cui è innamorato; viene però malamente sbattuto fuori e a questo punto, dopo l’umiliazione subita, si ha la depersonalizzazione e la conseguente comparsa del sosia. Il protagonista è fuori di sé e vaga nella notte senza una meta; egli ha la sensazione di non essere più nulla poiché si identificava con il sé riconosciuto e rispettato socialmente. Mentre cammina si pone una domanda: “Ma io, io, dove sono?”; questa domanda non va intesa solo nella pura accezione spaziale, ma anche e soprattutto in quella psicologica.

Ad un tratto vede un uomo, gli sembra di conoscerlo e alla fine capisce chi è: “Goljadkin aveva perfettamente riconosciuto il suo amico della notte. L’amico della notte non era altri che lui stesso, Goljadkin, un altro Goljadkin assolutamente identico a lui; era, in una parola, quello che si chiama il proprio sosia, sotto tutti i profili… “

Quella che prima era una sensazione di avere qualcuno accanto a sé adesso diventa una certezza. Il giorno Goljadkin si reca al lavoro e qui gli viene presentato un nuovo impiegato che è proprio il suo sosia; all’inizio quest’ultimo ha le stesse caratteristiche psicologiche del protagonista: timido, impacciato e socialmente emarginato; ha assunto le caratteristiche della parte non rinnegata della sua personalità. Col passare del tempo le caratteristiche del sosia cambiano e diventerà sprezzante ed ostile.

Si viene poi a conoscenza del passato di Goljadkin e si scopre che era stato egli stesso autore di atti riprovevoli; il “sosia” si era già manifestato.
Intanto quest’ultimo è ovunque, il protagonista è ormai in preda alla pazzia, circondato in ogni momento da copie di se stesso.
Il romanzo si conclude con il raggiungimento della completa pazzia da parte di Goljadkin, egli soccombe di fronte al controllo del sosia, controllo che lui non riesce a mantenere perché non è in grado di integrare e far convivere le spinte opposte della sua personalità.

Linda Pedonese