Molti di voi almeno una volta nella vostra vita da liceali vi sarete trovati a sentire parlare la cara Prof.ssa di Italiano a riguardo di opere importanti della letteratura italiana come “i Malavoglia”. Ma soprattutto avrete sentito parlare dello sventurato Odisseo e dei mille ostacoli che ha dovuto affrontare durante il suo percorso per tornare nella sua amata Itaca, descritti nell’ “Odissea” da Omero. Cosa hanno in comune queste due opere così importanti ma allo stesso tempo così diverse? Il fatto di essersi trovate a condividere, per la loro ambientazione, un piccolo paesino, situato a circa 9 km da Catania. Per la rubrica “SummerCIMO Stories” vi presentiamo, Acitrezza.
DIARIO DI VIAGGIO
“Il mare non ha paese nemmeno lui ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare di qua e di là dove nasce e muore il sole.” Non ne avrò mai la certezza assoluta, ma sono convinto che, quando Giovanni Verga pronunciò questa frase, il suo sguardo e il suo pensiero erano rivolti verso il mare di Acitrezza: un piccolo paesino sulle coste etnee che ha deciso di utilizzare per l’ambientazione di uno dei romanzi che lo consacrò come uno dei massimi esponenti del movimento verista italiano.
Acitrezza, è un paese in Provincia di Catania, frazione di Acicastello. “Un borgo di pescatori”, come descritto nel capolavoro di Verga, che nel corso degli ultimi anni, grazie al forte contributo di associazioni di volontari del luogo in collaborazione con la Provincia di Catania, sta riuscendo sempre di più a valorizzare le sue bellezze paesaggistiche. Tutto ciò per far in modo che, Acitrezza, rappresenti una tappa obbligatoria per tutti i visitatori e i turisti alla ricerca di immortale uno scatto indissolubile da ricordare per sempre.
Oltre allo splendido mare, che si infrange sugli scogli di pietra vulcanica derivante dalla colata lavica del 1669, Acitrezza è un luogo in cui la maggior attrazione turistica è rappresentata dall’Isola Lachea, e dagli otto faraglioni. Posizionati a circa 400 m dalla costa, questi sono scogli di pietra basaltica, la cui curiosa posizione lega la città in modo indissolubile alla leggenda. Infatti si pensa che gli otto faraglioni siano le pietre che Polifemo, abbia scagliato ad Odisseo, con l’intento di colpirlo, durante il suo folle viaggio. Cosi come l’isola si pensi essere la famosa isola delle Capre sempre citata nell’opera omerica.
Ciò che mi lega a questo splendido paesino, oltre alla bellezza dei suoi paesaggi e l’incanto provocato dal sole che sorge all’orizzonte, colorando l’atmosfera di un forte arancione, sono i ricordi di qualche estate fa, dove gli unici impegni erano rappresentati dall’appuntamento pomeridiano con gli amici in spiaggia e il giovedì sera passato davanti alla TV per non perdere neppure un minuto del Festivalbar.
Marco Cavallaro