La tecnologia non rallenta la sua corsa, ma a fare la differenza saranno pensiero analitico, creatività e resilienza. Il World Economic Forum mostra le competenze che guideranno il lavoro da qui al 2030.
CAMBIA IL MONDO, CAMBIANO LE COMPETENZE
Il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum lo dice chiaramente: quasi 4 competenze su 10 saranno superate entro il 2030. È meno del 44% previsto nel 2023, ma resta un dato enorme, che impone a lavoratori e aziende di investire nella formazione.
Tra le tecnologie emergenti si annoverano intelligenza artificiale, robotica e sistemi autonomi, le quali stanno contribuendo a trasformare i luoghi di lavoro. La conseguenza inarrestabile di questa evoluzione: l’annessa trasformazione delle capacità richieste.
Le competenze manuali e fisiche perderanno rilevanza, insieme ad abilità come lettura, scrittura e attenzione ai dettagli.
In forte crescita le competenze tecnologiche ma soprattutto, a discapito di quanto si possa comunemente credere, quelle umane.
Tra le 10 più richieste ci sono:
- Pensiero analitico
- Pensiero creativo
- Resilienza, flessibilità e agilità
- Leadership e influenza sociale
- Alfabetizzazione tecnologica
Aumenta anche l’importanza di empatia, ascolto attivo, motivazione e apprendimento continuo. Essere adattabili sarà cruciale quanto saper usare un software. Si parla di capacità innate nell’umano e specifiche in maniera differente in ogni soggetto.
Non basta più sapere “fare”, serve anche saper guidare, comprendere contesti e gestire persone. La crescita della leadership e della gestione dei talenti come skill chiave è tra le più evidenti rispetto al 2023.
Il pensiero sistemico acquista un ruolo di centrale importanza, rappresenta una marcia in più per il soggetto che è in grado di leggere relazioni complesse tra fenomeni, di destreggiarsi tra le concomitanze e i legami, rientrando a tutti gli effetti tra le competenze prioritarie.
Questo riflette una realtà lavorativa sempre più interconnessa.
IL RUOLO DELL’AI GENERATIVA
L’AI generativa, come GPT, aumenta certe abilità umane, ma non può sostituirle del tutto.
Secondo un’analisi condotta con GPT-4, il 69% delle competenze è oggi difficilmente sostituibile.
Competenze come empatia, interazione sociale, gestualità, giudizio sfumato e capacità manuali restano appannaggio umano. In questo senso, la collaborazione uomo-macchina è lo scenario più realistico, nonché quello più intelligente e strategicamente fecondo.
Con l’aumento dell’alfabetizzazione tecnologica e l’espansione dell’intelligenza artificiale e big data aumenta proporzionalmente anche l’importanza dello sviluppo delle capacità creative e degli atteggiamenti socio-emotivi. Le due cose, contrariamente a quanto si possa pensare, vanno di pari passo, crescono esponenzialmente insieme.
Infatti, in un mondo che invecchia e si frammenta, le competenze relazionali saranno indispensabili.
La transizione ecologica spinge nuove richieste: la gestione ambientale è tra le competenze in maggiore ascesa, soprattutto nei settori energia, chimica e manifattura.
Allo stesso tempo, i cambiamenti demografici richiedono più attenzione a empatia, cura, ascolto attivo, gestione delle risorse e mentoring.
Il 50% della forza lavoro globale ha già completato un percorso formativo nei piani di upskilling aziendali. Ma almeno il 40% avrà ancora bisogno di aggiornarsi entro il 2030.
LA PRIORITA’? UNIRE TECNICA E UMANITA’
Come sottolinea il World Economic Forum: «Le competenze incentrate sull’uomo restano determinanti anche nell’era dell’intelligenza artificiale».
Le competenze più richieste sono profondamente umane, dunque la collaborazione tra tecnologia e soft skills è la nuova priorità e frontiera del futuro.
Il lavoro muta, la società e i suoi scenari cambiano, ma ciò che è più propriamente umano rimane il punto focale per non perdere la direzione.
Se questo argomento ti ha incuriosito, ti suggeriamo la lettura di questi articoli sul nostro blog:
