“Grazie ragazzi”, analisi del film di Riccardo Milani

  • Titolo

“Grazie ragazzi”.

  • Anno

2023

  • Produzione

Il film “Grazie ragazzi” è stato prodotto da Palomar, Wildside.

  • Trama

Il protagonista del film è Antonio, un attore di teatro che, non riuscendo da qualche anno a salire sul palcoscenico, fa il doppiatore di pellicole pornografiche per cercare di arrivare a fine mese. Per aiutarlo, Michele, un suo amico che lavora in un piccolo teatro della capitale, gli propone di tenere sei lezioni di recitazione in un carcere nell’ambito di un progetto finanziato dal Ministero, al fine di far mettere in scena ai detenuti delle favole. Antonio è entusiasta e sceglie di rappresentare insieme ai detenuti “Aspettando Godot” di Beckett, un’opera molto più impegnativa delle favole previste inizialmente.

  • Personaggi principali

Antonio Cerami (interpretato da Antonio Albanese).

  • Personaggi secondari

Michele, i detenuti.

  • Protagonista

Antonio.

  • Antagonista

La guardie carcerarie.

  • Soft skill principale

Team working.

  • Altre soft skill

Orientamento alle relazioni, leadership, perseveranza.

  • Temi aziendali

Perseguimento del obiettivi, cambiamento.

  • Perché si dovrebbe vedere questo film?

Questo film ci insegna che, nonostante le difficoltà, è possibile cambiare lavorando insieme per raggiungere un obiettivo comune.

  • Caratteristiche in ambito soft skill del protagonista

Leadership, orientamento alle relazioni, team working, empatia.

  • Situazioni in cui queste emergono

Antonio, il protagonista, mette in campo la soft skill della leadership nel momento in cui decide di dare opportunità sia ai detenuti che a se stesso, provando a rappresentare “Aspettando Godot” di Samuel Beckett. Durante le prove, soprattutto quando Diego entra a far parte della piccola compagnia teatrale del carcere, dimostra di essere un leader autoritario ma anche empatico. Egli infatti si rende conto che l’attesa, uno dei temi cardine dello spettacolo scritto da Beckett, è uno stato d’animo che i detenuti comprendono a pieno e che possono mettere in scena aggiungendo qualcosa di proprio, qualcosa di vero.

La leadership di Antonio viene, inoltre, mostrata nel momento in cui, a turno, i detenuti dubitano del lavoro che stanno facendo alle prove e in previsione dello spettacolo. In questi momenti difficili è proprio Antonio che cerca di sollevare loro il morale dissuadendoli ad abbandonare lo spettacolo.

Il regista durante tutta la pellicola mostra anche di essere molto orientato alle relazioni. Egli, infatti, instaura un rapporto profondo con i detenuti e con la direttrice del carcere, Laura, che all’inizio sembra ostacolarlo, ma alla fine si rivelerà la sua più grande sostenitrice. Questo suo orientamento alle relazioni è visibile anche nel rapporto con la figlia: esemplificativa è la scena in cui aspetta di sapere se lei tornerà per Natale o rimarrà in Canada.

  • Caratteristiche in ambito soft skill (in negativo) dell’antagonista

Perseveranza.

  • Situazioni in cui queste emergono

Gli agenti della polizia penitenziaria sembrano essere i principali antagonisti della vicenda: con le loro perquisizioni e con la loro mancanza di empatia nei confronti dei quattro detenuti impediscono, infatti, a questi ultimi di portare con sé gli oggetti ricevuti dopo gli spettacoli. Questo fa sì che i carcerati si sentano oppressi e demotivati, perdendo fiducia nel progetto per cui si sono impegnati moltissimo negli ultimi mesi. Il loro malessere e il loro sconforto è evidente, ma, nonostante ciò, gli agenti perseverano nei loro atteggiamenti.

  • Analisi delle sequenze e dei dialoghi e parallelismo con il mondo organizzativo/aziendale

Nella lunga sequenza che va dal minuto 19.09 al minuto 20:35 emergono numerosi dettagli che sottolineano le soft skill messe in atto dal protagonista Antonio. Tra queste, la leadership, l’empatia e l’orientamento alla relazione.

Antonio: “Aspettando Godot.”

Laura: “Con dei detenuti che non hanno mai letto Beckett?”

Antonio: “Esatto, è una cosa bellissima.”

Laura: “Ma lei si rende conto di quello che sta dicendo?”

Antonio: “Ma lo sa cosa significherebbe per voi questo progetto? Diventereste un carcere modello, una cosa così non passerebbe inosservata al Ministero e voi avrete un ritorno d’immagine pazzesco.”

Laura: “Anche se fosse, lei ha già pensato a quante ore alla settimana gli servirebbero?”

Antonio: “Due mesi.”

Laura: “Come due mesi?”

Antonio: “Tre volte alla settimana.”

Laura: “Per quattro detenuti? Come li giustifico?”

Antonio: “Cinque perché mi serve Radu come assistente”

Laura: “Ma poi, scusi, in tutto questo Michele è d’accordo?”

Antonio: “Michele ci darà il suo teatro, è entusiasta.”

Cambia l’ambientazione, ci troviamo adesso all’interno del teatro di Michele.

Michele: “Ma col cazzo Antonio, ma perché qui poi? A parte che anche volendo tra spettacoli, corsi di danza, scuole, la programmazione è chiusa.”

Antonio : “C’è il lunedì.”

Michele: “Il lunedì è riposo.”

Antonio: “Per una volta non ti riposi.”

Michele: “Eeh.”

Antonio: “Potrebbe essere un grande successo, ‘Aspettando Godot’ con dei detenuti che non hanno idea di chi sia Beckett.”

Michele: “Antonio, questi non solo non sanno chi sia Beckett. Questi non sono neanche attori e tu non sei un regista.”

Antonio: “Dammi due mesi.”

Michele: “Sì, due mesi, per fare Godot con quelli?”

Antonio: “Godot è il primo spettacolo che abbiamo fatto insieme. Godot è la nostra storia, siamo noi.”

Michele: “Sì, ma sono anche passati quarant’anni.”

Antonio: “Rileggilo! Sembra fatto apposta per loro. Ascolta, loro sanno cosa vuol dire aspettare e sono tutti sia tragici che comici.”

Nei dialoghi sopra riportati, emergono le soft skill messe in campo da Antonio: egli, infatti, in qualità di leader del gruppo teatrale, sta cercando di convincere prima Laura (la direttrice del carcere) e poi Michele (suo amico e direttore del teatro) a supportarli in questo suo “folle” progetto. In particolare, per supportare la sua tesi, Antonio porta in modo molto persuasivo argomentazioni a favore della sua iniziativa, che, nonostante lo scetticismo dei suoi interlocutori, risultano essere efficaci, come vedremo poi nel resto del film. In particolare, la frase “Godot è il primo spettacolo che abbiamo fatto insieme, Godot è la nostra storia, siamo noi” mostra il forte orientamento alle relazioni di Antonio, mentre l’affermazione  “Rileggilo! Sembra fatto apposta per loro, ascolta loro sanno cosa vuol dire aspettare e sono tutti sia tragici che comici” mostra la sua empatia. Il protagonista ha intercettato l’animo e i bisogni dei detenuti e ha individuato lo spettacolo che potrebbe farli esprimere al meglio proprio grazie a questa sua caratteristica.

Rapportando questa sequenza al mondo organizzativo aziendale, si può effettuare un parallelismo con varie situazioni: il modo che Antonio utilizza per argomentare le sue tesi riproduce, ad esempio, la modalità con cui in azienda si effettuano proposte e si danno suggerimenti.

  • Perché questo film può essere utile al mondo lavorativo manageriale?

Questo film può essere utile al mondo manageriale poiché mostra come il lavoro di gruppo e una buona leadership possano portare al raggiungimento di obiettivi che possono sembrare, a prima vista, irraggiungibili. In particolare, la pellicola mostra come un leader empatico ma comunque autoritario e presente, come Antonio con i detenuti, possa fare la differenza all’interno del gruppo.