“UN BAMBINO, UN INSEGNANTE, UN LIBRO ED UNA PENNA POSSONO CAMBIARE IL MONDO”

Le battaglie civili per i diritti delle donne che in questi giorni infuriano in Iran, richiamano alla mente la figura di Malala, la ragazzina pachistana insignita del premio Nobel per la pace nel 2014 per aver difeso, a costo della sua stessa vita, il diritto delle donne allo studio durante il regime dei talebani.

Il libro “Io sono Malala” ne racconta la vicenda umana e civile, dalla nascita fino al vile attentato subito da parte dei talebani nel 2012, quando aveva soltanto quindici anni. La narrazione, dallo stile semplice ma efficace, è connotata da continue digressioni storiche che aiutano il lettore a comprendere le vicende politiche del Pakistan e la genesi del regime dei talebani.

Malala nasce nel 1997 nella bellissima valle dello Swat, nel Pakistan settentrionale, in una famiglia musulmana. La madre è umile e saggia e il padre semplice, erudito ed illuminato, infatti il suo scopo nella vita è di fondare delle scuole con cui diffondere la cultura nel proprio paese; in Pakistan infatti le condizioni di arretratezza culturale ed economica fanno dell’istruzione ancora un privilegio per pochi.

Malala cresce quindi in un clima familiare sereno, e manifesta fin da piccola una passione innata per lo studio ed un carattere fiero e combattivo nei confronti delle ingiustizie. Man mano che le condizioni politiche peggiorano, con il graduale avvento del regime talebano, la bambina vede crescere nel proprio paese la violenza ingiustificata, la crudeltà, le barbarie e la soppressione dei diritti elementari. Malala infatti vede venire meno in modo graduale il suo diritto allo studio e le scuole cominciano ad essere prese di mira, saccheggiate e distrutte.

È in questo clima spaventoso che comincia la precoce avventura di Malala nel mondo degli adulti: all’età di undici anni infatti, colpita dalle atrocità che vede sotto i propri occhi, comincia a scrivere per un blog della BBC in lingua urdu. Spalleggiata dal padre e spinta da un idealismo ben radicato dentro di sé, la piccola Malala, seppur minacciata di morte, diventa il simbolo planetario della rivendicazione di una società più libera e giusta.

In una giornata qualsiasi però la minaccia si concretizza, sul pulmino della scuola che la sta riportando a casa Malala viene sparata in pieno volto. Ma invece che una fine, la tragedia diventa un nuovo inizio: Malala miracolosamente sopravvive e si trasferisce in Inghilterra con la famiglia, dove continua la sua vita con rinnovata dedizione alla causa della pace e dell’istruzione, grazie anche all’organizzazione no profit “Malala Fund”.

Nel giorno del suo sedicesimo compleanno parla all’ONU rivolgendosi idealmente a tutti i bambini del mondo perché rivendichino i propri diritti ed a tutti i potenti del mondo perché per tali diritti si battano: storica la sua frase “un bambino, un insegnante, un libro ed una penna possono cambiare il mondo”!

Il libro è dunque l’efficace e toccante racconto di una giovane vita dedicata ad una causa forse più grande di lei. Il suo messaggio, a distanza di otto/nove anni dal discorso, appare ancora oggi molto attuale perché la strada da percorrere, in questo nostro mondo impazzito, sembra ancora più lunga di allora.

Alessia Moretti