Tre premi Oscar, secondo posto nella classifica dei 100 migliori film della storia del cinema stilata dall’American Film Institute e film preferito del grandissimo Stanley Kubrick. Sono solo alcuni dei riconoscimenti che può vantare il capolavoro del 1972 scritto e diretto da Coppola: Il Padrino.
Padroni del proprio mondo
Il film segue le vicende della famiglia Corleone, una delle cinque famiglie criminali di New York. Fin da subito si entra in sintonia con i personaggi, si empatizza con loro e si tende ad esultare delle loro gesta nonostante sappiamo essere moralmente scorrette. Questo accade perché ogni azione è eseguita seguendo un codice d’onore basato su amicizia e rispetto che si distacca dalla convenzionale giustizia americana. Ciò emerge fin dalla primissima scena del film. Amerigo Bonasera domanda a Vito Corleone, patriarca della famiglia, la giustizia che le istituzioni americane in cui credeva non sono state in grado di dargli. Il tribunale ha infatti rilasciato i colpevoli dell’aggressione della figlia di Bonasera perché incensurati. Per questo motivo si rivolge a colui che può offrirgli la giustizia tanta agognata scavalcando le leggi emanate dalle istituzioni: «Allora dissi a mia moglie: per la giustizia, dobbiamo andare da Don Corleone.»
Un quadro caravaggesco
Principe delle tenebre. È questo il soprannome che è stato affibbiato a Gordon Willis, direttore della fotografia del film. Il motivo è il forte uso nelle sue pellicole della tecnica del chiaroscuro. Infatti, per dare il giusto mood al film, Willis si ispirò ai quadri di Caravaggio nella gestione delle luci e delle ombre. «Willis’ main focus for the film was the contrast of dark vs. light, which he sought to employ as a representation of the duality of good and evil». La fotografia diventa un espediente atto a mostrare il conflitto tra bene e male. Non a caso il film si apre con un idilliaco “matrimonio all’italiana” sotto luce del sole mentre la pianificazione di omicidi avviene nelle tenebre dello studio del Padrino.
L’angelo caduto
È il personaggio di Michael Corleone quello che più di tutti incarna i valori sopra citati. Utopico e idealista all’inizio del film, Michael è un collegiale che si è unito al corpo dei marines e che ha servito con onore a Pearl Harbour. Veste orgogliosamente l’uniforme con cui si presenta al matrimonio della sorella Connie. È qui che garantisce alla fidanzata Kay che non diventerà come il resto dei suoi parenti: «È la mia famiglia Kay, non io». Il suo volto è completamente colpito dalla luce del sole, cosa che cambia durante il corso del film. Dopo l’attentato alla vita del padre, Michael si ritrova per forza di cose coinvolto negli affari di famiglia. Il suo volto perde l’innocenza che aveva e diventa più oscuro di ogni altro personaggio: un vero e proprio angelo caduto nel baratro.
Il Padrino grazie alla sceneggiatura di Mario Puzo, già autore del romanzo da cui è tratto il film, la scenografia di Dean Tavoularis, le musiche di Nino Rota si conferma come uno dei pochi capolavori nella storia del cinema.
Sonia Segreto