Dopo aver diviso la critica con Star Wars: Gli Ultimi Jedi (2017), Rian Johnson torna sul grande schermo con forse la sua miglior pellicola, diffusamente apprezzata al di là e al di qua dell’Oceano.
Con ogni probabilità non si potrà gridare al capolavoro, ma di certo il lavoro compiuto da Johnson e il suo entouràge si può considerare più che riuscito. Una scommessa vinta nel tentativo di rivitalizzare un genere old-fashioned, il “giallo classico”. Cena con delitto – Knives Out, è un film inaspettato. Inaspettato il genere, talmente classico da non aver più nulla da dire, almeno all’apparenza. Inaspettato il cast, un insieme multigenerazionale di star da Chris Evans a Jamie Lee Curtis e da Katherine Langford a Daniel Craig. Inaspettata la trama, a una prima lettura forse tradizionale, ma che nasconde più colpi di scena di quelli che lo spettatore si possa immaginare. Facendo sembrare più volte tutto il contrario di tutto. Un puzzle di grandi nomi hollywoodiani, alle prese con una partita di Cluedo a carte ora coperte ora scoperte, fra rivelazioni e insabbiamenti. È una commedia, in fondo. Una commedia degli intrighi ed anche un po’ degli equivoci.
Harlan Thrombey (Christopher Plummer), famoso scrittore di gialli, viene trovato morto nella residenza di famiglia il mattino dopo la festa per il suo 85esimo compleanno, alla quale avevano partecipato tutti i membri della sua famiglia. Dopo una prima valutazione, per la Polizia sembra si tratti di un banale suicidio, ma l’ispettore Benoit Blanc (Craig) non è convinto. Inizia così la sua indagine sui familiari della vittima, che renderà subito evidente come tutti, in realtà, avessero qualcosa da guadagnare dalla morte dell’amato capofamiglia. Niente di più classico. Una sceneggiatura degna del più tipico dei whodunit (contrazione della frase inglese “Who has done it?”), che fa volare immediatamente l’immaginazione al mondo di Agatha Christie e Conan Doyle, ma che in realtà attende al varco lo spettatore per stravolgere, con l’aiuto del personaggio della domestica Marta Cabrera (Ana de Armas), tutte le sue aspettative e ribaltarle, con una serie di colpi di scena assolutamente fuori dal canone.
Quando pensi sia finito, in realtà è solo l’inizio: a metà pellicola, sembra che il film non abbia più nulla da dire, viene spontaneo addirittura chiedersi se sia davvero tutto qui. Ci si sente quasi ingannati, nella convinzione che in realtà il giallo promesso altro non sia se non l’escamotage per raccontarci il più classico dei drammi familiari. Questo perché non sono le indagini a farla da padrone, né tanto meno l’azione è mossa dalla sola ricerca del colpevole. La vicenda è in grado di continuare a stupire anche dopo che sembra essersi già risolta, dopo poco più di mezz’ora, ma è proprio lì che sovviene il dato del “niente è mai come sembra”, vero leitmotiv del genere, e sublimemente espresso in questa pellicola. Ancora una volta la soluzione più evidente, quindi più logica… nasconde risvolti inaspettati, dunque piacevoli.
Cena con delitto appare, quindi, come il film della rinascita per una categoria cinematografica che sembrava aver fatto il suo tempo e che trova in Johnson il nuovo maestro dei ribaltamenti di situazione, grazie alla sua capacità di sovvertire i cliché di genere e trovare il giusto equilibro tra il dramma e la comicità. Nel complesso è in grado di mantenere, per circa due ore, incollati allo schermo in uno «stato di tensione» corredato però da una curva delle labbra tendente al sorriso. Caratteristiche che sono valse alla pellicola 3 candidature ai Golden Globe ed una agli Oscar per la miglior sceneggiatura originale.