QUANTO È BELLO QUESTO “INFERNO”

Dan Brown è una garanzia. Robert Langdon pure. Aggiungete anche il sommo poeta della letteratura italiana e la meraviglia è servita. 

Se ti imbatti per caso in un assortimento di libri a basso costo, e come me ami la lettura, di sicuro non puoi non fermarti a dare un’occhiata, e sperare di trovare, in mezzo ad un manuale di cucina e uno di esercizi di yoga, un libro che sia almeno una spanna superiore. Questa circostanza mi ha portato all’incontro con uno dei romanzi migliori e soprattutto più ben scritti che io abbia letto negli ultimi anni: Inferno di Dan Brown. Conoscevo l’autore, conoscevo il protagonista di molte sue opere, ma ahimè, non avevo mai avuto il piacere di “confrontarmi” personalmente. 

Nel thriller, pubblicato in quasi tutto il mondo nel maggio 2013, Robert Langdon si trova immerso in una nuova avventura che dall’Italia, passando per Firenze e Venezia (ben più attraenti degli Stati Uniti da cui proviene), lo porterà fino ad Istanbul, ma stavolta con un “dettaglio” a complicare le sue già solite, complicate indagini: il professore, a seguito di una ferita da arma da fuoco – non poco sospetta – non ricorda nulla degli ultimi giorni della sua vita. Ad aiutarlo ci sarà l’affascinante quanto enigmatica dottoressa Sienna Brooks, con la quale Langdon dovrà cercare di far luce sulle inquietanti visioni che attanagliano la sua mente, e risolvere il mistero di una strana mappa dell’Inferno di Botticelli di cui il docente di Harvard è in possesso. 

Lo sfondo del romanzo, come suggerisce indubbiamente il titolo, è costituito dall’Inferno di Dante Alighieri. E infatti, sembra proprio che il panorama descritto dal poeta stia in qualche modo per realizzarsi sulla terra, e toccherà all’instancabile professore il compito di fare in modo che ciò non accada, in una corsa contro il tempo che vede coinvolti niente meno che l’Organizzazione Mondiale della Sanità e una ambigua organizzazione, il Consortium, guidata da un altrettanto ambiguo individuo che si fa chiamare il Rettore.

Solo una mente istruita come quella di Dan Brown poteva realizzare un’opera che, seppur con diverse inesattezze storiche (alcune delle quali anche di rilievo), indaga i misteri e le allegorie della cantica più famosa del poema più famoso della nostra letteratura. Per di più, lo fa descrivendo con una cura minuziosa la città che diede i natali a Dante – e non solo quella – restituendo al lettore una precisa immagine dei luoghi in cui si svolge l’azione, forse meglio di come potrebbe fare qualunque cartina geografica. 

Se foste interessati alla storia, il romanzo supera ampiamente il corrispettivo cinematografico realizzato nel 2016 che, senza ragione apparente, stravolge il finale. 

Perciò vi consiglio di mettervi comodi, è un viaggio lungo 104 capitoli, e niente è quel che sembra. Ma, in compenso, avrete un’ottima guida

Chiara Anastasi