THE AFFAIR: VERITÀ O MENZOGNA?

The Affair – Una relazione pericolosa è una serie televisiva andata in onda dal 2014 al 2019 per un totale di cinque stagioni. Ha vinto ben tre Golden Globe e non è certo un caso: è un prodotto che ha fatto dello scandaglio delle emozioni umane la sua cifra stilistica.

Questa serie può vantare un cast d’eccezione, con quattro attori protagonisti: Dominic West nel ruolo di Noah Salloway; Maura Tierney (molti la conoscono per la sua partecipazione a E.R.) interpreta la moglie di Noah, Ellen; Joshua Jackson (attore che non ha bisogno di presentazioni, ne parlo anche qui https://cimoinfo.com/2019/11/14/lettera-damore-a-fringe/) presta il volto a Cole Lockhart; infine Ruth Wilson (che ora ha preso parte all’acclamatissima serie His Dark Materials), interprete di Allison Lockhart.

La storia ruota attorno a quello che potremmo definire un tetragono amoroso, che intreccia indissolubilmente le storie e i destini dei protagonisti. La narrazione è incentrata sulla complessità delle relazioni umane, in cui nulla è mai bianco o nero. È proprio da qui che emerge ciò che ha reso questa serie unica e interessante per gli spettatori: le puntate infatti sono suddivise in base al punto di vista di uno dei quattro interpreti principali. Di solito, per metà puntata si osserva dalla prospettiva di uno di loro e per la seconda metà si cambia sguardo. Questo consente di mettere in luce un assioma, forse scontato ma fondamentale: la verità è sempre soggettiva, e con essa i nostri ricordi.

La serie si basa dunque su una continua negoziazione dei punti di vista che lo spettatore deve compiere, scegliendo di volta in volta il racconto che gli sembra più credibile o mediando fra più parti. La cura che gli sceneggiatori mettono in campo per rendere al meglio questi cambi di prospettiva è fenomenale, quasi maniacale: stando molto attenti, si nota che addirittura le foto sui muri o i dipinti cambiano, a seconda di chi sta ricordando i fatti. Siamo noi a plasmare la realtà che ci circonda. Gli interrogativi che questa serie fa sorgere sono quindi tutto fuorché banali: è davvero andata così quella volta? E se fossi io il cattivo? E se tutti i miei ricordi non fossero altro che ri-narrazioni di ciò che è avvenuto realmente? Ciò che mi racconto è verità o menzogna?

Arriviamo ora alle note dolenti. Anche The Affair ha i suoi difetti, concentrati soprattutto nell’ultima stagione, che in parte ha depauperato la serie nella sua totalità. Innanzitutto, due interpreti su quattro non sono presenti in questi episodi (niente spoiler, tranquilli, non aggiungo dettagli): un tetragono senza due lati però non è altro che una lineaspezzata

Secondo punto problematico, il vero elefante nella stanza: nella quinta stagione c’è un filone narrativo ambientato nel futuro (nel 2053). In maniera assolutamente gratuita e non motivata veniamo catapultati in un tempo distopico, in cui la terra sta morendo e le persone sono circondate da tecnologie alla Big Brother. Quello che mi chiedo è: era necessario? Non posso dire se dietro ci sia una reale volontà di denuncia o se è semplicemente un modo per adeguarsi a ciò di cui si parla oggi e che (giustamente) preoccupa le persone. Il punto è che non funziona. The Affair non è il luogo adatto in cui inserire un’ambientazione e una riflessione di questo tipo, e infatti stona, infastidisce,perché non è integrata con il resto degli elementi della serie. È stato un peccato cercare di fare di più dove non ce n’era bisogno.

Nel complesso, comunque, anche la quinta stagione è di valore, pur con queste dissonanze. Il finale, con cui la serie si conclude ufficialmente, è poetico e commovente e rappresenta la degna coronazione di un viaggio che, per i protagonisti, è durato più di cinquant’anni. 

Federica Cataldi