Un tempo non capivo. Non capivo cosa ci fosse di piacevole nel rivedere spezzoni di programmi televisivi antiquati, o pubblicità lunghissime, per di più in bianco e nero. Eppure gli occhi sognanti dei miei genitori (e l’assoluto divieto di cambiare canale pena l’amputazione delle dita) durante i revival televisivi di Carosello o dei vari Techetechetè erano segni tangibili di un engagement smisurato, evidentemente non dettato dalla novità del programma. Continua a leggere
