THE TRUMAN SHOW: QUANDO IL PENSIERO CRITICO TI SALVA LA VITA

«Buongiorno… e casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!»

Con questa frase gentile e apparentemente banale si apre e si chiude un capolavoro che ci parla ancora oggi, The Truman Show (1998). Un film che è molto più di una commedia drammatica: è una provocazione sulla realtà, la libertà e soprattutto sul pensiero critico.

Truman siamo noi

Truman Burbank vive una vita perfetta in una cittadina ordinata, con un lavoro tranquillo, una moglie affettuosa e amici simpatici. C’è solo un problema: è tutto finto. Ogni aspetto della sua esistenza è stato costruito per un reality show globale di cui è, senza saperlo, il protagonista. Tutti lo guardano, tutti recitano, tranne lui.
Eppure, Truman comincia a notare che qualcosa non va; si parte da una luce che cade dal cielo, poi un palinsesto radio che descrive esattamente i suoi movimenti, fino ai volti che si ripetono ogni giorno. E una domanda inizia a farsi spazio nella sua mente: “E se fosse tutta una messa in scena?”.

Pensiero critico: la chiave per uscire dal set

Il cuore del film ruota attorno a una delle competenze più importanti del nostro tempo, ossia il pensiero critico. Esso rappresenta la capacità di mettere in discussione ciò che ci viene detto, di andare oltre l’apparenza, di non accettare la realtà come ci viene servita, ma indagarla, confrontarla, smontarla e ricomporla. Oggi, in un mondo saturo di stimoli, notizie, contenuti social e pubblicità mascherata da intrattenimento, rischiamo di diventare spettatori inconsapevoli della nostra stessa vita. Un po’ come Truman.

Ma chi sviluppa il pensiero critico diventa attore, non spettatore. Ci si inizia a chiedere: chi ha scritto questa narrazione? Perché mi viene detto questo? A chi conviene che io creda a questa versione dei fatti?

La gabbia dorata dei nostri algoritmi

The Truman Show anticipava qualcosa che oggi viviamo quotidianamente: le bolle digitali, create dagli algoritmi che ci mostrano solo ciò che ci conferma, ci rassicura e ci piace, apparentemente. Ci fanno sentire bene, ma ci bloccano nella ripetizione, come la routine di Truman.

Il pensiero critico ci permette di rompere questa bolla, di uscire dalla comfort zone informativa e di tornare ad allenare il dubbio, a cercare fonti alternative e, soprattutto, a porre domande, non solo a cliccare su delle risposte.

Truman ha scelto di uscire. E tu?

Il finale del film è potente. Truman sceglie la porta dell’ignoto, preferisce la verità scomoda ad una bugia comoda. È il simbolo perfetto di chi sceglie di esercitare il proprio intelletto anche quando è faticoso, anche quando fa paura.

Allora la vera domanda è: Quante volte restiamo nel nostro “Truman Show” personale, anche se sentiamo che qualcosa non torna?
Allenare il pensiero critico non significa diventare diffidenti verso tutto, ma essere liberi di pensare, anche in un mondo che ci spinge a “seguire il programma”.

Curiosità finale
Secondo il World Economic Forum, il pensiero critico è una delle Top 5 competenze più richieste nel mondo del lavoro entro il 2025. Non è solo una soft skill, ma una life skill.

E tu, hai mai visto “The Truman Show”? Cosa faresti se scoprissi che la tua vita è tutta un reality?
Parliamone nei commenti!

Rosa Giuffrè