L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E L’INCLUSIONE SOCIALE

L’AI è una tecnologia rivoluzionaria, divenuta ormai parte integrante del nostro quotidiano e che non smette mai di stupire! Chi avrebbe potuto prevedere che sarebbe diventata un potente strumento tecnologico, capace com’è di migliorare i servizi e semplificare i processi in numerosi settori, dal marketing alla sanità fino ai social media?

Tuttavia, ciò che la rende particolarmente rilevante è il suo potenziale impatto sulla nostra umanità. Può, infatti, essere utilizzata per eliminare i pregiudizi e favorire l’inclusione sociale attraverso l’accoglienza delle diversità culturali, etniche, fisiche e cognitive. Il tentativo della società contemporanea di promuovere l’inclusione sociale è evidente nell’aumento degli sforzi aziendali e degli studi. Secondo questi, l’intelligenza artificiale può essere il mezzo per raggiungere l’obiettivo in diversi ambiti, come la comunità, la scuola e il mondo del lavoro. Infatti, analizzando i dati e le informazioni l’AI può individuare soluzioni per eliminare ostacoli e creare pari opportunità per i gruppi più svantaggiati.
Le nuove soluzioni includono lo sviluppo di interfacce avanzate e assistenti virtuali con capacità cognitive sofisticate, in grado di supportare persone con difficoltà, che altrimenti potrebbero essere escluse. Un esempio è rappresentato dai programmi di traduzione simultanea. Questi facilitano la comunicazione tra lingue diverse, contribuendo alla costruzione di un web accessibile a tutti. Possono superare le barriere linguistiche e promuovere l’inclusione culturale. Inoltre, la ricerca non si limita alla sola rete, ma si sta concentrando su realtà immersive multisensoriali, come ambienti virtuali e robotici, in cui l’AI può anticipare le esigenze degli utenti e offrire un’assistenza personalizzata. Anche molte aziende hanno integrato l’intelligenza artificiale nei loro processi. Coinvolgendo figure specializzate, hanno ottenuto riscontri positivi non solo in termini di inclusione, ma anche dal punto di vista economico e competitivo. T
Sebbene l’AI possa sembrare una soluzione ideale per ridurre le disuguaglianze, in alcuni casi rischia di amplificarle. Basandosi su dati storici, gli algoritmi possono, infatti, ereditare bias e perpetuare discriminazioni. Un esempio noto è il caso di Amazon, in cui un sistema di selezione automatica del personale ha favorito candidati con caratteristiche simili a quelle scelte in passato, prevalentemente uomini, contribuendo così alla disparità di genere. È necessario, perciò, istruire l’AI ad adottare misure per mitigare i bias algoritmici e garantire un utilizzo equo e responsabile.
L’intelligenza artificiale rappresenta sì una tecnologia rivoluzionaria, che ha in sé il grande potenziale di abbattere le disuguaglianze e garantire un’effettiva inclusione sociale, a patto, però, che venga sviluppata con attenzione e trasparenza.

  Giulia Ausilio