Tutti noi conosciamo la struggente storia del Titanic così come ci è stata raccontata dall’omonimo film. Ma se ti dicessi che molti hanno avuto la possibilità di riviverla sulla propria pelle?
Questo è stato possibile sino alla fine dello scorso febbraio grazie alla mostra multimediale allestita a Lampo Scalo Farini a Milano. Si è trattato di un’esperienza unica non solo per i tantissimi appassionati, ma anche per i semplici curiosi che hanno avuto la possibilità di ripercorrere la terribile sorte dell’inaffondabile imbarcazione.
A tal proposito rispolveriamo alcune nozioni: il 10 aprile del 1912, dopo mesi di lunga attesa, la nave più grande mai realizzata fino ad allora (ben 268,83 metri di lunghezza e circa 53 metri di altezza) finalmente salpò da Southampton con destinazione… New York!
Come per rivivere quei momenti, il visitatore faceva il suo ingresso nella mostra accompagnato da una carta d’imbarco della White Star Line, la compagnia navale britannica più in voga di quel periodo, nonché compagnia del Titanic.
E così, fantasticando e vestendo i panni di un passeggero qualunque – tanto di terza classe e ricolmo di speranze per una nuova vita, quanto di prima classe e con la sola volontà di godersi un bel viaggio transatlantico – il visitatore si immergeva in sale piene di postazioni multimediali che illustravano informazioni e curiosità sull’oggettistica recuperata dal relitto: dal cappello del capitano, ai servizi da tavolo che un tempo adornavano le sale da pranzo del Titanic.
L’IMPORTANZA DEL DIGITALE
Una volta iniziato il percorso all’interno della mostra il visitatore aveva la possibilità di ammirare le ricostruzione di diverse cabine; queste erano dotate sulle pareti di schermi touchscreen impiegati per ricordare le storie dei passeggeri tragicamente scomparsi durante il disastro.
In aggiunta, lungo i corridoi che precedevano le cabine allestite, si potevano ascoltare melodie e svariati effetti sonori utilizzati per ricreare un’atmosfera suggestiva in grado di rievocare gli ultimi istanti di vita della nave. Tra questi vi erano, per esempio, il rumore del carbone ardente delle boiler room e dell’acqua, la quale, a seguito dello scontro con l’iceberg, si riversò rapidamente all’interno dell’imbarcazione senza lasciare scampo.
Per la gioia degli appassionati di Hollywood non sono poi mancate riproduzioni ambientali molto simili a quelle che si vedono nel celebre film del ’97 del regista Cameron; difatti, l’iconica scalinata del film, impressa nell’immaginario collettivo grazie a Jack e Rose, è abilmente ricostruita anche nella mostra.
Tuttavia, la sala più potente a livello comunicativo era senz’altro l’ultima: avvolto nell’oscurità e illuminato solamente dalla luce del proiettore, il visitatore, seduto all’interno di una grande scialuppa, poteva leggere silenziosamente su di una vasta parete gli ultimi drammatici messaggi d’aiuto trasmessi dalla nave prima di affondare il 15 aprile 1912.
La mostra, pertanto, proprio grazie a questo mix tra tecnologia e suggestivo storytelling, ma anche attraverso la possibilità di vedere e toccare il relitto mediante un’esperienza VR, è riuscita sicuramente a far emozionare i visitatori.
COSA POSSIAMO ASPETTARCI?
La domanda sorge dunque spontanea: sarà questo il futuro delle mostre?
Sembrerebbe di sì. Negli ultimi anni, infatti, il marketing si sta sempre di più concentrando sulla customer experience, puntando su elementi immersivi e, soprattutto, interattivi. La possibilità di toccare con mano propria parti dell’allestimento, l’interagire con la storia e i suoi personaggi, il poter vivere attraverso effetti sonori parte dell’esperienza sono aspetti di cruciale importanza e di cui si inizia ad avvertirsi la necessità. Le visite turistiche possono dunque essere potenziate mediante l’utilizzo della realtà virtuale e/o aumentata, rendendo così il viaggio di ciascun visitatore ancora più coinvolgente e lasciando un ricordo indelebile nella sua mente.
Marta De Angelis
