Quante volte capita di non sentirsi motivati a portare a termine un compito, un allenamento o la preparazione di un esame? Spesso si ha la percezione di essere prosciugati della voglia che in origine ci spingeva a intraprendere una particolare azione, come se l’importanza dell’obiettivo finale perdesse d’intensità e non fosse più abbastanza attraente per ripagare i nostri sforzi. Ma cos’è la motivazione? Come funziona?
Gli psicologi definiscono la motivazione come il desiderio di iniziare e mantenere un particolare comportamento. In altre parole, è l’energia che spinge a fare qualcosa. Conoscere la fonte di tale energia è importante per capire come mantenerla. Nel suo Ted Talk “The Puzzle of Motivation” Daniel Pink, autore e giornalista statunitense, approfondisce tale tema presentando il ‘problema della candela’, un esperimento creato nel 1945 da uno psicologo di nome Karl Duncker.
L’esperimento consisteva nel trovare il modo di attaccare una candela alla parete senza che la cera non gocciolasse sul tavolo, avendo a disposizione alcune puntine da disegno contenute in una scatola e dei fiammiferi. Dopo 5-10 minuti e svariati tentativi (fissare la candela alla parete con le puntine, sciogliere un lato per attaccarla al muro…) la maggior parte delle persone aveva trovato la soluzione: usare le puntine per fissare la scatola che le conteneva alla parete, utilizzandola come piattaforma per la candela. La chiave risiedeva nel superare la “functional fixedness”, ovvero riuscire a non vedere quella scatola unicamente come contenitore.
Sam Glucksberg, scienziato della Princeton University, presentò questo problema a due gruppi di partecipanti. Al primo disse che sarebbero stati cronometrati per stabilire quanto tempo mediamente si impiegava per risolvere questo tipo di problema. Al secondo furono, invece, offerti degli incentivi: 5$ per il 25% più veloce, 20$ per il più rapido in assoluto. Quest’ultimo gruppo impiegò, in media, tre minuti e mezzo in più rispetto al primo. Nella nostra mente ciò non ha senso, giusto?
Glucksberg fece un altro esperimento, questa volta presentando il problema della candela in un modo leggermente diverso: le puntine furono messe già fuori dalla scatola. Con questa nuova modalità il gruppo a cui erano stati promessi degli incentivi fu nettamente più rapido. Si comprende dunque che le ricompense funzionano bene solo per quei compiti che non coinvolgono abilità cognitive, in quanto, per loro natura, restringono il nostro focus.
Pink mette dunque in discussione le idee tradizionali sull’efficacia delle ricompense esterne, presentando una visione alternativa, sottolineando l’importanza della motivazione intrinseca, quella forza interna che ci spinge a fare qualcosa non perché siamo obbligati o ricompensati, ma perché troviamo il compito stesso interessante e appagante.
Mentre Pink si concentra sugli elementi motivazionali interni, Angela Duckworth, nel suo Ted Talk “Grit: The Power of Passion and Perseverance”, introduce il concetto di “grit” come chiave per il successo. Secondo Duckworth, la grinta è una combinazione di passione, ovvero profondo interesse per ciò che si fa, e perseveranza, ovvero la determinazione a continuare, anche quando il cammino si fa difficile. La grinta supera l’importanza del talento innato: non è solo quanto siamo bravi in qualcosa che conta, ma quanto siamo disposti a lavorare duramente e rimanere costanti nonostante le difficoltà per rendere realtà i nostri desideri.
Duckworth ha condotto studi su vari gruppi di persone, dai cadetti militari ai partecipanti a concorsi di spelling, scoprendo che il successo a lungo termine non dipendeva dal QI o da altre misure tradizionali di abilità, ma proprio dalla passione e dalla capacità di perseverare nei momenti difficili. La grinta, secondo Duckworth, è un fattore cruciale per raggiungere obiettivi ambiziosi e si declina nella capacità di mantenere lo sguardo fisso su una meta, rimanendo motivati anche quando il progresso è lento o le circostanze avverse.
