Disney e il politically correct. Il caso “Mary Poppins”

Secondo l’enciclopedia Treccani, il politically correct “designa un orientamento ideologico e culturale di estremo rispetto verso tutti, nel quale cioè si evita ogni potenziale offesa verso determinate categorie di persone. Secondo tale orientamento, le opinioni che si esprimono devono apparire esenti, nella forma linguistica e nella sostanza, da pregiudizi razziali, etnici, religiosi, di genere, di età, di orientamento sessuale o relativi a disabilità fisiche o psichiche della persona.”

Il politically correct può essere tradotto letteralmente con l’espressione “correttezza politica”, che sempre più spesso sui social e sui media tradizionali viene inteso negativamente, nell’accezione di eccessivo rispetto nel comunicare ed esprimersi. Negli ultimi anni molti film sono stati accusati di non essere abbastanza corretti e per questo si sta assistendo a un ridimensionamento del cinema

Anche il colosso Disney ha dovuto affrontare il tema del politically correct, finendo nel mirino di molti e accusato di non rispettare, attraverso il linguaggio e le immagini dei cartoni classici, molte comunità. Un caso colpito in particolar modo è quello di “Mary Poppins“, film prodotto nel Regno Unito ed uscito nel 1964, poi ripreso nel 2018 con il titolo “Mary Poppins Returns”. 

Il film racconta la storia di una famiglia di Londra che assume come badante Mary Poppins, una donna che attraverso il suo carattere e le sue doti cambierà la vita non solo ai due bambini presenti in famiglia, ma a tutti. La “tata volante” scende dal cielo per aiutare la famiglia Banks e dal suo arrivo inizieranno una serie di avventure che affronterà con i due bambini.

Ad essere accusato dal politically correct è un linguaggio improprio e la presenza del termine “ottentotto”, usato in maniera dispregiativa. Il termine in questione indica la popolazione indigena dell’Africa australe dei Khoekhoe, per questo motivo in Inghilterra è cambiato il rating di riferimento e il film è stato vietato ai minori di 12 anni se non accompagnati da adulti. 

La Disney ha subito dei cambiamenti per via del politically correct, ma ci sono molti spettatori che sostengono che non ci sia nulla di sbagliato nel linguaggio della multinazionale fondata nel 1923 da Walt Disney. Il suo gran successo è dovuto dalla forza dei grandi classici di far riunire intere famiglie davanti ad una TV. Tuttavia, stando ai dati della società, nel 2021 l’azienda valeva quasi il doppio rispetto ad oggi e per alcuni questa diminuzione del suo valore è dovuta anche dalla mancata libertà di espressione portata dal politically correct.

Noemi Schiavo