SOFT SKILLS: L’IMPORTANZA DELLA GESTIONE DEL TEMPO. Intervista a Paolo Oliveri, studente del primo anno di CIMO

Paolo è al secondo semestre del primo anno di CIMO e, dopo aver conseguito una laurea triennale in Comunicazione e Società presso l’Università degli Studi di Milano, ha capito che la gestione del tempo è un fattore fondamentale nel percorso formativo di un universitario e, in seguito, sul posto di lavoro. Abbiamo colto al volo l’opportunità di confrontarci con un nostro collega e coetaneo, per approfondire il punto di vista di chi si sta per approcciare al contesto professionale.

Nel passaggio dal contesto scolastico al contesto universitario il metodo di studio cambia necessariamente. Com’è cambiata in questi quattro anni la tua capacità di gestire il tempo?

Alle superiori non ho mai avuto troppa difficoltà a studiare tutto all’ultimo momento. Il lato negativo erano sicuramente i voti, che non rispecchiavano a pieno le mie capacità: ero ben consapevole di poter fare di più.

All’università ho deciso fin da subito di cambiare registro. Ho imparato a rileggere gli appunti delle varie lezioni settimana per settimana, in modo tale da cercare di mantenere gli argomenti freschi in mente. Fin dal primo anno di università utilizzo il calendario per gestire al meglio il carico di studio e prima degli esami faccio un programma di cosa studiare ogni giorno. L’esperienza che ho maturato in triennale mi è stata sicuramente utile per il primo semestre della magistrale, dove non è stato semplice gestire i project work dei vari corsi tutti insieme.

Quanto pensi che possa influire una competenza di questo tipo in ambito professionale? Come si modifica una skill di questo tipo dal lavoro individuale al team working?

Secondo me è una delle competenze più importanti. Non mi riferisco solo a gestire il tempo di per sé, ma a gestirlo tenendo conto di altre persone. All’università, come nel mondo del lavoro, si deve lavorare in gruppo e bisogna incastrare i propri impegni con quelli degli altri. Non è facile, ma bisogna trovare dei compromessi per la buona riuscita di un progetto, fare un passo indietro e mettere davanti a sé il gruppo come priorità.

Quanto ritieni, invece, che sia un frutto marcio di un mondo basato sulla produttività che pretende troppo dagli studenti e dai lavoratori?

Non tanto, perché, per come la vedo io, la gestione del tempo non è uno svantaggio. Ovviamente ci sono delle eccezioni, il giorno è fatto di 24 ore per tutti. Ho visto alcuni esempi europei di settimana lavorativa di quattro giorni; le aziende che l’hanno sperimentata non tornano più indietro. Si basa tutto sulla corretta gestione del tempo che si ha a disposizione.

Come ci si può allenare a gestire meglio il proprio tempo?

Credo che un primo passo importante per gestire al meglio il proprio tempo sia appuntare i propri impegni e non vivere alla giornata. Si può fare un calendario, soprattutto nei periodi più intensi, come le sessioni d’esame. Penso che non sia fondamentale il rispetto del calendario al 100% tutti i giorni, sapere cosa si è stati in grado di fare in una giornata e cosa no.

Un altro punto significativo nella mia esperienza è sapersi prendere delle pause. È giusto avere quei dieci minuti di pausa che ci permettono di ricaricare il cervello e poter proseguire e trovare il tempo per rilassarsi e svagarsi.

Credi che le ultime evoluzioni tecnologiche, come l’intelligenza artificiale, ridurranno le tempistiche sul posto di lavoro? O sei convinto, invece, che le attività svolte dai nuovi strumenti si aggiungeranno semplicemente ad altre attività in cui la creatività umana la farà da padrona, piuttosto che sostituirne altre?

Prima o poi, le macchine diventeranno creative come e anche più di noi umani. Questo, però, secondo me, non accadrà nel futuro prossimo. Le tecnologie dell’AI faranno passi da gigante, ridurranno i tempi di lavoro e ci aiuteranno molto, ma, nell’immediato futuro, ci sarà ugualmente bisogno di un umano che controlli e che migliori il lavoro fatto da una macchina.    

Chiara Trio

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