Lo sviluppo delle soft skills: la capacità di risolvere i conflitti. Intervista a Carlo Cavallo, plant manager presso Rossi S.p.A.

Carlo Cavallo ha un’esperienza ventennale in contesti aziendali. Ha iniziato a lavorare nel 2000 e da 15 anni è manager della Rossi S.p.A., uno dei gruppi industriali leader a livello mondiale nella produzione e nel commercio di riduttori, motoriduttori e motori elettrici. La gestione dei conflitti è una delle soft skill che si trova a dover mettere in pratica ogni giorno, promuovendo un clima aziendale sereno con l’obiettivo di raggiungere efficientemente gli obiettivi prefissati. Lo abbiamo incontrato per capire quanto è importante una competenza trasversale di questo tipo e quali sono i modi migliori per svilupparla.

La capacità di risolvere i conflitti è alla base del lavoro di un buon manager. Come la si può sviluppare? Che consigli darebbe a un giovane che si sta approcciando al contesto professionale?

Da una parte bisogna essere portati per fare determinate cose e avere una capacità di leadership innata, dall’altra, si impara molto col tempo, prendendo come esempio le figure che si ritengono più rilevanti.

Il mio percorso è un mix di attitudine personale e delle esperienze lavorative. Io ho sempre prediletto il buon rapporto in azienda e ho cercato di sanare i contrasti limando gli spigoli e tenendo un atteggiamento positivo e propositivo.

Quanto influisce una competenza di questo tipo sul team working e sulla leadership?

È un fattore di primaria importanza, perché se si sbaglia l’approccio si hanno esattamente gli effetti opposti a quelli voluti. Oggi si lavora molto in team working, quindi c’è una coralità nell’affrontare le cose. Se non si cura questo aspetto, si rischia di rovinare tutto quello che di buono si è fatto. Da soli non si va da nessuna parte: più si riesce a creare un team unito, che condivide gli stessi obiettivi, più facilmente arriveranno i risultati e più forti saranno nel tempo.

Che valore assume il saper comunicare in questo caso?

La comunicazione è fondamentale, è un diktat per la nostra azienda, vista al pari della produzione. Se non si comunica chiaramente dove si vuole andare, come fa il team di lavoro a seguire le volontà e i dettami aziendali? Io, per esempio, comunico quotidianamente con il mio superiore e con la mia squadra e mensilmente faccio una riunione di reparto con tutti i dipendenti. Un leader deve essere coerente, trasparente e corretto: quanti più chiari sono gli obiettivi, tanto più saranno utili gli sforzi di ciascuno per raggiungerli.

Qual è la differenza tra risoluzione dei conflitti e problem solving? Possiamo dire che si tratta di due facce della stessa medaglia?

Il problem solving è una serie di azioni e di analisi che portano alla soluzione di un problema. Ci sono varie scuole di pensiero in merito, noi abbiamo adottato la filosofia “Five Why”, che consiste nel risolvere il problema alla radice, senza fermarsi al primo step. Il conflitto, invece, non per forza viene fuori dal problem solving e può esserci giornalmente in azienda. Può nascere sempre e ovunque, ma di solito è molto più acceso su problemi importanti, rispetto ai quali bisogna essere bravi a portare tutti ad accettare una decisione comune, che deve essere forte e chiara, condivisa da tutto il team e ribaltata alla struttura. Se già il team manageriale non è convinto di quello che sta facendo, come può convincere la forza lavoro?

Può raccontarci qualche esempio tratto dalla sua esperienza in cui è dovuto intervenire per risolvere un conflitto tra i suoi dipendenti?

Si doveva decidere che investimento fare su un impianto di verniciatura. C’era una parte del management di Modena che guardava solo all’aspetto economico, non tenendo conto della produttività, dell’ergonomia e della sicurezza dei lavoratori. Alla fine, siamo riusciti a convincerli che l’investimento, seppur più oneroso, era comunque quello migliore per l’azienda, perché garantiva flessibilità, migliore vita per i dipendenti e più capacità produttiva.

Più si assume un ruolo importante all’interno dell’azienda, più si ha una visibilità e una capacità di vedere il problema nell’integrità, mentre i singoli reparti guardano le cose solo dal loro stretto punto di vista. Bisogna analizzare la questione nella sua totalità, facendo capire a tutti qual è l’obiettivo finale del flusso produttivo e qual è il giovamento che si ottiene prendendo una determinata decisione. 

Chiara Trio