Da tempo la tecnologia porta con sé le sue metafore per una costruzione semantica e simbolica della realtà. Si creano nuovi modi di concepire la vita e le relazioni sociali nell’immaginario collettivo come parte più ampia della cultura.
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Nell’era digitale emergono due forze trainanti per una democrazia autentica, che promuovono il libero accesso alla conoscenza e alla collaborazione globale: la cultura hacker e l’open source.
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Tra i fatti concreti e le convinzioni personali, ciò che vogliamo vedere diventa la conferma delle nostre credenze: il confirmation bias è un fenomeno che ha un impatto psicologico e che influenza il modo con cui si interpretano le informazioni online. Ciò contribuisce alla diffusione di fake news.
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Quanto sei famoso? Rispondere a tale domanda era possibile grazie a Klout, che assegnava uno score a ciascun utente circa il proprio livello di popolarità sui social media. Questo, almeno, sino al 25 maggio 2019, quando Klout chiuse i battenti.
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La navigazione efficiente e l’accesso istantaneo all’informazione sono elementi essenziali nella vita quotidiana di oggi. Wikipedia e Google Maps si ergono come pionieri del crowdsourcing, ridefinendo il modo in cui creiamo, condividiamo e comprendiamo la conoscenza del mondo.
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Nel crocevia tra cognizione umana e output digitali, si parla di futuro telepatico. Elon Musk pensa ad un chip impiantato nel cervello. Saremo direttamente connessi ai nostri dispositivi o sta nascendo una nuova forma di comunicazione?
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La rivoluzione tecnologica ha ridefinito il rapporto paziente-medico, consentendo cure da remoto, un ponte virtuale che trasforma la distanza in opportunità. In questa scena digitale tuttavia emerge il tecnostress.
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Oggi la disposizione socio-spaziale degli ambienti cittadini si modella al sorgere di politiche urbane, dinamiche e smart, mentre grazie ai percorsi di senso dei linguaggi, il self branding plasma l’identità cittadina.
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L’organizzazione lavorativa sta prendendo una nuova direzione. Chi controlla i servizi di delivery, controlla a distanza in tempo reale la città e un flusso di lavoro precario, favorendo “mansioni gig”.
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Ogni giorno siamo sorvegliati dalle grandi corporation, a cui abbiamo consegnato la nostra identità in cambio di servizi offerti gratuitamente dalle app di social networking. Attenzione! Sono davvero gratuiti?
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