imparare a disimparare

IMPARARE A DISIMPARARE: L’IMPEGNO DI FELTRINELLI CONTRO LE“RELAZIONI PERICOLOSE”

Quante volte sei caduto nella rete?
In ambito relazionale, ormai si sa, imbattersi in dinamiche tossiche è più comune di quanto si pensi. Ma la consapevolezza dell’esistenza di un fenomeno può bastare a combatterlo? Si tratta sicuramente di un elemento necessario, ma non sufficiente.

Per comprendere e contenere tali dinamiche bisogna parlarne: esplorarne le caratteristiche e confrontarsi al riguardo, costruendo un’immagine sempre più vivida e, al contempo, sempre più dettagliata del fenomeno, che permetta di riconoscere gli schemi all’interno dei quali agiamo.

A contribuire ad arricchire l’immagine che a noi tutti si para davanti con triste costanza– mantenendo la metafora – ci ha pensato Feltrinelli, programmando una serie di eventi che hanno avuto inizio il 28 ottobre 2025. Ma, dei numerosi temi trattati, c’è un aspetto in particolare su cui si punterà l’attenzione nell’incontro riportato in questo articolo: qual è l’influenza del digitale negli schemi tossici delle relazioni?

Il 3 novembre, con l’evento: “Le relazioni pericolose: relazioni tossiche e dipendenze nell’era digitale”, in Feltrinelli di Piazza Piemonte a Milano, abbiamo avuto la fortuna di assistere al contributo della psicologa Laura Pigozzi, la giornalista Elena Mordiglia e Silvia Brena, professoressa nel nostro Ateneo, nonché co-fondatrice dell’associazione Vox Diritti.

La scelta di fornire un contributo attivo, spiega Patricia Veltri, responsabile eventi Corporate di Librerie Feltrinelli, nasce da una nuova consapevolezza: non basta assistere, occorre intervenire e informare.

Feltrinelli, del resto, è ogni giorno promotrice di cultura. Ed è proprio da qui che ha scelto di cominciare a mettere in discussione le dinamiche disfunzionali in ambito relazionale: decostruire per edificare qualcosa di nuovo e, senza dubbio, migliore.

Tutto nasce da uno specifico avvenimento, una tragedia che ha scosso l’opinione pubblica e che, come una doccia fredda, ha risvegliato le coscienze spingendo Feltrinelli a intervenire in prima linea: il femminicidio di Giulia Cecchettin, nel novembre 2023.

Pur essendo ogni tragedia capace di colpire nel profondo, è innegabile che questo episodio abbia segnato un punto di svolta nella coscienza collettiva. Ricorderete il grido diffuso di quei giorni bui: “per Giulia, bruciamo tutto”.

Questa tensione verso il cambiamento ha dato già luogo a un primo ciclo di incontri nel 2024, ma la missione di Feltrinelli non ha trovato piena attuazione. Patricia riferisce: «A neanche due anni di distanza il gruppo Feltrinelli decide di tornare a parlare, perché il fenomeno, anziché attenuarsi, si è aggravato. E in più per dare un nuovo sguardo sul tema, andare oltre i fatti di cronaca e cercare di allargare lo sguardo alle radici del problema».

In effetti, il filo conduttore dell’evento cui ci riferiamo può essere individuato nell’analisi degli aspetti nascosti delle dipendenze affettive, degli elementi spesso lasciati ai margini del dibattito. Considerando la complessità della violenza di genere e le sue implicazioni in ambito digitale, il contributo delle protagoniste dell’incontro appare coerente nel fornire nuove prospettive di indagine.

Patricia è stata chiara: l’obiettivo è alimentare un proficuo dibattito sulla violenza di genere in senso stretto, ma soprattutto portare alla luce nuove riflessioni sulle “relazioni pericolose”. Con questa terminologia, come precisato, «si intendono proprio quelle relazioni che vengono prima della violenza, che sono violente subdolamente (…) è la violenza psicologica, la violenza manipolatoria».

Proprio in questa cornice si sono concentrati gli interventi delle relatrici e della moderatrice, ognuna con il proprio orientamento professionale e il proprio pensiero personale, offrendo un contributo attivo alla riflessione e al dibattito.

Del linguaggio che si fa strumento di diffusione della violenza, dell’origine dei meccanismi che generano dipendenza affettiva e del ruolo dei social e del digitale vi parlerò in un altro momento: sono temi che meritano il proprio spazio.

Si tratta infatti di strumenti utili per gettare semi per una riflessione profonda che germogli soprattutto in chi, come noi, sta costruendo in questi anni la propria identità adulta ed il proprio senso civico. Alla fine dei conti, l’obiettivo era esplicitato nel titolo stesso: decostruire per ricostruire, imparare a disimparare.

Francesca Giordano