Oggi, nel mondo digitale, dove la comunicazione è immediata, emergono fenomeni dannosi che minano l’autostima. Il body shaming e il cyberbullismo sono due delle problematiche più urgenti, che affliggono principalmente i giovani, creando vere e proprie insicurezze e cicatrici.
La categoria, che subisce maggiormente, è quella delle ragazze e dei ragazzi in età adolescenziale.
Facciamo chiarezza su cos’è veramente il body shaming. Save The Children fornisce una definizione precisa e puntuale in un articolo pubblicato nell’ottobre del 2023: “E’ una pratica di offendere qualcuno o qualcuna per il suo aspetto fisico tramite l’utilizzo dei social media”.
Questo termine è più diffuso di quanto si pensi ed è considerato, a tutti gli effetti, una vera e propria forma di violenza, che, per esistere, si nutre dell’insicurezza che è insita negli adolescenti, sempre più esposti alle nuove tecnologie, probabilmente a causa della mancanza di capacità critiche.
Infatti, quante volte sarà capitato di osservare gli adolescenti quasi in preda a un attacco di panico perché non si sentivano a loro agio in nessuno dei loro capi di abbigliamento?
Questo non sempre è un episodio causato dall’indecisione, ma può rappresentare l’inizio di tutto.
Come nasce il body shaming? Le preoccupazioni legate a come ragazzi e ragazze appaiono agli occhi degli altri e le incertezze relative alla percezione della propria immagine corporea sono due tra gli elementi che alimentano questo fenomeno. Ma non solo: c’è anche il desiderio di somigliare tanto a quella stimata influencer, che pubblica costantemente foto ritenute perfette.
Le conseguenze di questi fattori sono particolarmente frustranti e possono portare inevitabilmente a veri e propri disturbi mentali quali la depressione, disturbi alimentari come l’anoressia o la bulimia. Nei casi più gravi, possono anche condurre al suicidio.
Si è verificata una situazione particolarmente significativa e spiacevole, in quanto durante la campagna pubblicitaria di Gennaio 2019 di Calvin Klein è accaduto un episodio di body shaming.
Qui è possibile assistere a quanto già menzionato: nelle campagne di alta moda si promuove l’idea di bellezza non corrispondente alla realtà. Calvin Klein rappresenta una svolta per questi canoni di bellezza quasi irraggiungibili, aprendo le porte a ragazze di tutte le etnie e taglie di abbigliamento, inevitabilmente scartate da altri marchi di lusso.
Winnie Harlow può esserne un esempio emblematico: è, infatti, conosciuta come “la ragazza con le macchie” a causa della sua vitiligine. Nel novembre 2018, ha sfilato sulle passerelle di Victoria’s Secret, un brand con un severo processo di selezione delle modelle.
Anche Calvin Klein ha deciso di andare controcorrente e dedicare la sua campagna promuovendo il fascino di tutte coloro che indossano una taglia superiore alla 46. Ed ecco che qui subentrano, soprattutto su Facebook, i commenti offensivi nei confronti delle modelle considerate curvy. Tra i commenti vi sono appellativi quali “grasse”, “ciccione”. E’ intervenuto a tal proposito un altro colosso ben noto che è Zalando con un commento: “Ci piace rappresentare e rispettare la bellezza autentica e la diversità delle persone. Allo stesso modo, rispettiamo opinioni e gusti diversi dai nostri e il diritto di esprimerli. Tuttavia, non accettiamo che la nostra pagina diventi un luogo per diffondere messaggi di odio, offesa o disprezzo: per questo motivo, siamo stati costretti a oscurare alcuni commenti”.
Un altro fenomeno devastante che colpisce i giovani, per certi versi connesso alla tematica appena menzionata e anche più subdolo, è il cyberbullismo.
C’è una definizione fornita dal Ministero della Salute: “È la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo”. Il Ministero aggiunge: “Oggi la tecnologia consente ai bulli di materializzarsi in ogni momento, perseguitando le vittime con messaggi immagini, video offensivi, inviati tramite smartphone o pubblicati sui social media”.
I commenti che riguardano l’altezza, la dimensione corporea o qualsiasi altra caratteristica fisica ritenuta un difetto si trovano frequentemente sotto i post o i video. I social, a questo proposito, non fanno che incrementare questo fenomeno, grazie all’anonimato, trasforma alcuni utenti in veri e propri “leoni da tastiera”.
Quello che le piattaforme possono fare è contenere al meglio questo fenomeno, in quanto esse hanno il potere e il dovere di eliminare i commenti ritenuti offensivi (come indicato nelle Linee Guida dei vari social media).
Prevenire questi fenomeni è un dovere di ognuno, dalle famiglie alle scuole.
Solo insieme è possibile costruire un ambiente digitale più sicuro, empatico e rispettoso per tutti.
Michela Lizio

Un pensiero su “CYBERBULLISMO E BODY SHAMING: LE CICATRICI INVISIBILI DEL WEB- IL CASO CALVIN KLEIN”
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