In giovane età ha convinto i suoi genitori ad andare all’apertura del parco di Disneyland Paris per vedere Topolino, inconsapevole che la sua grande passione sarebbe diventata il suo lavoro. Ilaria Baioni è ad oggi la PR & Marketing Manager della divisione Disney Experiences Italia e ci racconterà il suo percorso e le caratteristiche utili per diventare una buona marketing manager.
Qual è stato il suo percorso accademico e poi lavorativo?
“Ho studiato Economia del turismo ad Assisi.
Dopo la laurea ho lavorato un po’ in un’agenzia viaggi a Roma e poi mi sono trasferita a Milano, cambiando diversi lavori nel marketing e trade marketing.
Successivamente, per un bisogno personale, ho preso una seconda laurea in Psicologia sociale in Bicocca.
La mia passione è sempre stata il marketing: capire chi è il consumatore, come parlargli, come viene influenzato e quali scelte compie.
Poi dopo un po’ di tempo sono approdata in Disney, qui ho fatto prima l’esperienza nel trade fino ad ottenere il ruolo che ricopro oggi. Lavoro per la Disney da 14 anni, il tuo ruolo in azienda lo costruisci nel tempo, più hai un profilo “rotondo” e sei capace di comprendere le dinamiche lavorative più si riesce ad arrivare in fondo.
Fondamentale è saper interagire con il team, è ormai uno dei requisiti fondamentali. Non si lavora mai da soli ed è proprio imparando dall’esperienza altrui che si cresce”.
Che cosa le piace di più del suo lavoro e quali sono le responsabilità principali di questo ruolo?
“Ciò che mi piace è poter creare un progetto da zero.
Avere la possibilità di poter scrivere, assieme ai partner, delle storie magiche su un foglio bianco.
Poi ovviamente questa azienda è una mia grande passione, soprattutto i parchi. Mi piace raccontarli e vedere come gli altri sognano un posto come Disneyland Paris, trasmettendo la magia di quello che io sento o ho sentito quando ci sono stata.
Le responsabilità di un manager sono tante, perché ci sono tante scadenze da seguire, ci si concentra di meno sullo sviluppo creativo del progetto e più sulla costruzione del calendario generale, stando dentro il budget.
E poi c’è tantissima imprevedibilità e devi sempre essere pronto a raccontare il perché un progetto non è andato bene al resto del team. Un’altra componente importante è il saper raccontare, magari puoi essere bravissimo nel fare i progetti e nel creare un calendario, ma poi lo devi raccontare in maniera esaustiva a chi ti ascolta e ha poco tempo”.
Quali caratteristiche devono avere i giovani per entrare nell’attuale panorama lavorativo?
“Ci vuole molto entusiasmo, molta energia, curiosità, voglia di scoprire. Nel lavoro la differenza la fa la persona e che cosa ha da dire. Oggi vedo una mancanza di interesse generale nell’imparare dagli altri e nel creare rapporti umani con chi si ha di fronte. Uno quando è giovane si deve un po’ rimboccare le maniche, saper ascoltare e mettersi in gioco, solo così si può comprendere cosa ti piace e cosa sei capace di fare.
Il consiglio è guardarsi dentro, sperimentarsi e trovare quello che ti rende felice, non guardare tanto al sistemarsi e al guadagnare, quello arriva col tempo. Se uno guadagna molto ma non gli piace il proprio lavoro che senso ha?
Quando fai l’università, io me lo ricordo, ti sembra che il tempo non passi mai e vorresti laurearti il prima possibile, ma quando inizi a lavorare ti fermi un attimo e pensi: “Mi piace quello che sto facendo? È veramente quello che voglio fare? È questo il posto adatto a me?”.
La responsabilità del percorso che compi, nella vita quanto nel lavoro, dipende da te e dal tuo impegno personale. Ogni scelta che compi, ti arricchisce e sta a te auto-formarti per arrivare a fare quello che ti piace. Attraverso corsi, incontri, formazione continua. È difficile stare in una stessa azienda per tutta la vita, si cambia e si cresce ogni giorno. Famosa è la frase: “prendi la tua vita e fanne un capolavoro” ogni cosadipende da te ed è la tua volontà personale che fa la differenza”.
Guardando ai giovani, il livello di preparazione universitaria è sufficiente oppure quando si entra nel mondo del lavoro bisogna compiere una formazione completamente nuova?
“In quanto ad hard skill, è buona. Ovviamente, quello che si studia all’università è difficilmente applicabile in altri contesti. Non è detto che se uno è molto bravo all’università sia poi bravo e performante nel lavoro. Il mondo del lavoro è pieno di imprevisti e di responsabilità, l’università è un ambiente un po’ protetto dove fai il tuo e pianifichi i tuoi esami con i tuoi tempi.
A mio parere l’università deve aiutare a sperimentare e a capire che cosa ti piace, in cosa sei portato, avere una minima idea di quello che vuoi fare. Deve essere un momento in cui puoi permetterti di avere dubbi e non prendere subito decisioni. Ti permette di crescere e di maturare, fare esperienze da protagonista e avere delle opportunità.
Mi rendo conto che i giovani di oggi vivono sommersi da continui e infiniti stimoli ed è difficile capire chi si è e cosa si vuole, ci sono talmente tante opportunità, che non si riesce a decidere, ma ciò che ci piace davvero lo si capisce solo con il tempo e l’esperienza di quando inizi a lavorare.
A volte capita che inizia a non piacerti più quello che stai facendo e devi rimetterti in gioco, reinventarti. Non bisogna mai mollare, ma continuare ad avere buona volontà ed entusiasmo. Nella vita arrivano tante porte in faccia. E anche tanti colloqui che non vanno bene. Altri in cui non vieni preso per un soffio, magari siete rimasti in due e prendono l’altro. Mi è successo, però adesso sono qua, in questo ruolo. Bisogna imparare a prendere le porte chiuse e accettare le critiche, perché ti fanno crescere. Non scoraggiarsi e andare avanti”.
Dal punto di vista manageriale come si riesce a mantenere la reputazione di un brand come Disney nel corso del tempo? E come pensa possa influire l’intelligenza artificiale sul suo lavoro?
“Nel caso di Disney abbiamo delle regole, un’attenzione e una protezione del brand molto elevata. Questo significa avere tanti paletti alla libera creatività. Certamente Disney ha come vantaggio un fortissimo posizionamento del brand. Noi comunichiamo principalmente i valori, che stanno dietro all’azienda, se voglio che i consumatori continuino ad essere fedeli devo continuare a sostenere i miei valori di riferimento. Riguardo l’intelligenza artificiale, non ho ancora ben capito come andrà ad impattare, ma sui processi la vedo un po’ più complicata, soprattutto nel mondo dei servizi, dove l’esperienza la fa la persona e il rapporto personale. Per me, c’è una sfida, che anche l’intelligenza artificiale farà fatica ad intercettare ed è capire il consumatore. È difficile catalogare una persona, perché la mente umana è un bellissimo mistero. Per cui sarà utile, ma avrà dei limiti, come tutte le innovazioni, che ci sono state prima”.
Parlando sempre della Disney quali sono i vantaggi e gli svantaggi del lavorare in un’azienda così grande?
“Il vantaggio sicuramente è che si hanno regole molto strutturate e se ci sono degli imprevisti, c’è qualcuno che li gestisce con precisione. Un vantaggio per me è la dinamicità nel lavorare con gli altri Paesi, con cui scambio informazioni. Lo svantaggio di lavorare per una multinazionale è che sei un numero, quindi, nel momento in cui non porti a termine degli obiettivi, sei fuori. Lavorare per un’azienda più piccola, invece, può essere vantaggioso, perché sei visto più sotto un profilo personale che sull’effettiva performance lavorativa; c’è meno competizione e ti puoi creare la tua zona di comfort. Allo stesso tempo, se lavori per una piccola azienda, devi essere reperibile anche dopo l’orario lavorativo, invece, in una multinazionale l’importante è raggiungere l’obiettivo e non importa quando e quanto lavori, l’importante è raggiungere l’obiettivo prefissato. Molto dipende dalle caratteristiche della persona, a molti non piace lavorare come dipendente o magari non si hanno capacità decisionali, tali da poter lavorare a progetti di ampia portata. Per questo, è importante fare esperienza per capire quello che è giusto per le nostre caratteristiche personali”.
Scritto da Antonella Tedesco
In collaborazione con Chiara Origgi e Chiara Tosello
